Prima che “Le mamme della camorra” irrompessero prepotentemente sulla scena, il mio lavoro nel Rione De Gasperi di Ponticelli era concentrato soprattutto sui bambini, ultimi destinatari di quel deleterio mix tra camorra e cattiva politica che, in quel contesto, ha generato le “case murate”, ovvero, le abitazioni degli edifici che rientrano nel piano di assegnazione e abbattimento già sfollate, le cui porte e finestre sono state cementificate per evitarne l’occupazione abusiva, da parte di altre famiglie disagiate e disperate.
Vivono lì, quei bambini, in quanto appartenenti ad un nucleo familiare che, per varie ragioni, non possiede tutti i requisiti necessari per poter aspirare all’assegnazione di una casa comunale.
La maggior parte di quelle famiglie sono occupanti senza titolo, ovvero, persone che rientrano nella cosiddetta “sanatoria del 2010”: hanno occupato un’abitazione dopo il 31 dicembre 2010, termine massimo attualmente previsto dal Comune di Napoli per applicare la sanatoria e, in quanto tali, non hanno diritto ad un alloggio popolare. Poi ci sono gli scantinatisti, coloro che hanno edificato una costruzione abusiva o che hanno occupato dei vani già esistenti e impropriamente li hanno adibiti a casa. Infine, ci sono i capofamiglia che hanno la fedina penale macchiata da reati di associazione, condannando così mogli e figli all’impossibilità di vedersi assegnare un alloggio comunale.
In questo clima crescono quei bambini che, di getto, lo descrivono così il Rione De Gasperi, quando gli viene chiesto di raccontare il posto in cui vivono: “siamo rimaste poche persone qui nei palazzi murati , vorrei andare via, qui non si sta bene è brutto abitare in queste case, vorrei come tutti una casa nuova”; “il Rione De Gasperi è un posto molto brutto e con tanti muri, fa paura perché è tutto buio la sera, poi ci sono tanti animali brutti e disgustosi, vorrei avere anche io la casa nuova come le mie amichette”.
Gli animali “brutti e disgustosi” di cui parlano sono le blatte, ma anche i topi che sgusciano a quantità industriale, non solo dagli ammassi di rifiuti ed erbacce che circondano il rione, ma anche dalle condotte fognarie “esplose” nelle case murate, divorando le pareti degli appartamenti ancora abitati, in cui regnano muffa, umidità e cattivo odore. I bambini che vivono nelle case murate raccontano scene inverosimili: i topi che sgusciano dalla tazza del bagno, i “vermi” che fuoriescono dalle pareti pregne di umidità e soprattutto la paura che hanno di notte, quando si mettono a letto e temono che arrivi qualche topo che possa morderli mentre dormono.
Li hanno visti, li vedono di continuo. Sanno che ci sono e non riescono a non temere la presenza dei topi.
Così, accade che, spesso, nel cuore delle notte, si svegliano urlando e piangendo, perché hanno sognato i topi o perché hanno sentito dei rumori sospetti provenire dalla casa accanto, seppure si tratti di quelle “murate”. E’ difficile stabilire se durante le ore buie è più massiccia la presenza di ratti o di malintenzionati, tra i relitti delle case murate: tossicodipendenti che scassinano le finestre per introdursi in una di quelle case dismesse per concedersi una “dose in tranquillità”; ma anche personaggi che violano quelle case solo per banchettare, come testimoniano i residui di pizze mordicchiate e le bottiglie di birra lasciate all’interno delle case scassinate, ma anche rom e ladruncoli di rame e ferro che si introducono in quegli appartamenti a caccia di oggetti da rubare, comprese le tubature, sprezzanti dei danni che questo comporta, in termini di infiltrazioni ingenti di acqua e liquami, per le famiglie che ancora vivono in quei palazzi.
Un inferno di notte, un incubo ad occhi aperti di giorno: appartamenti circondati da porte tumulate, degrado ed incuria che circondano il rione.
E la paura. Una paura cieca e sorda, muta e senza volto. Paura di tutto e di tutti che cammina a braccetto con tanti stati d’animo, tutti forti e contrastanti.
Non servono pastelli colorati per disegnare quel rione, ne basta uno: il grigio. Il colore che tinge quel contesto e le anime delle persone che lì sono costretti a vivere.
I palazzi, il cielo, i blocchi di cemento che tumulano porte e finestre, i volti delle persone che quei bambini incontrano nel rione: tutto è grigio, nel De Gasperi di Ponticelli.
Quali sono i danni che quel clima arreca alla salute di quei bambini?
Quasi tutti i bambini soffrono di problemi asmatici e sono costretti a sottoporsi a costanti cure farmacologiche. In un rapporto del 2015, il Ministero della salute scrive che “è dimostrato che l’esposizione alle muffe e/o umidità domestica si associa alla maggiore prevalenza di sintomi respiratori, asma e danni funzionali respiratori. In particolare, per quanto riguarda la salute dei bambini, i risultati complessivi di studi trasversali su bambini di 6-12 anni hanno confermato la relazione positiva tra la muffa visibile (riportata dai conviventi) e la tosse notturna e diurna dei bambini e, nelle famiglie più affollate, la relazione con asma e sensibilizzazione ad allergeni inalanti.”
Molti specialisti, inoltre, focalizzano l’attenzione sulla possibile insorgenza di precoci patologie alle ossa, in un clima particolarmente umido e se quest’aria così malsana può concorrere all’insorgenza di patologie tumorali.
Per quanto riguarda i problemi di carattere psicologico, molti dei bambini che vivono nelle “case murate” lamentano disturbi del sonno ed incubi notturni, ma anche ritardi nell’apprendimento e dislessia. Per approfondire la questione, sia sotto il profilo fisico che psicologico, sarebbe necessario sottoporre quei bambini a delle visite specialistiche, ma tutti i dottori fin qui contattati hanno frettolosamente archiviato la pratica, spiegando con non poco imbarazzo di non volersi avventurare in un terreno “scomodo” che potrebbe fargli correre il rischio di “trarre delle conclusioni che potrebbero essere pilotate politicamente”.
Quei bambini avrebbero voluto mostrarmi i luoghi in cui giocano: eravamo d’accordo che li avrei seguiti con la telecamera accesa, mentre le loro voci avrebbero spiegato quello che vedevamo.
Quello che resta di centinaia di botti esplosi altrove e scaricati dai tanti ape car che arrivano nel rione solo per disfarsi di rifiuti speciali, carcasse di auto e motorini, rifiuti di vario genere, perfino una barca: quei bambini hanno imparato a giocare destreggiandosi in questo scenario. Per questa ed altre ragioni, le madri gli vietarono di mostrarmi i loro campi di gioco: “mamma dice che se ti faccio vedere queste cose, vengono le assistenti sociali e mi portano via.”
Quella fu l’ultima porta che mi venne chiusa in faccia tra le case murate del rione De Gasperi. Pochi giorni dopo, una delle tante “mamme della camorra” scese in strada, perchè tutti dovevano sentire, e iniziò a sbraitare, anche davanti agli occhi attoniti di quei bambini che stavano iniziando a volermi bene, le motivazioni per le quali la mia presenza non era gradita alle persone del rione che si ostinano a voler vivere di espedienti e nel rispetto delle regole della malavita.
Il dramma di quei bambini è tutto lì: nell’impossibilità di crescere in maniera diversa, complici le angherie della camorra e le mancanze della classe politica, nella rabbia che accumulano crescendo “nel grigio” e sognando una vita a colori.