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Sanità: direttore sanitario anticamorra costretto a rinunciare al bando pubblico per manager

Redazione Napolitan di Redazione Napolitan
21 Ottobre, 2017
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Sanità: direttore sanitario anticamorra costretto a rinunciare al bando pubblico per manager
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%e2%94%ac_arch_nm_232-375x200«Un bando approssimativo, una piattaforma informatica mal funzionante e nessuna assistenza». Giulio Liberatore, Segretario generale aggiunto della Confederazione sindacale medici e dirigenti ha scelto di denunciare in una lettera aperta le ragioni per le quali ha deciso di rinunciare a partecipare a candirsi all’avviso pubblico per la selezione dei direttori generali. Uno dei tanti, perché come lui il sistema ha scoraggiato anche molti altri. «Sono uno di quelli che, alla fine, ha rinunciato», scrive. «Ebbene sì,  eppure un curriculum decente lo possedevo, anche un pochino di esperienza sul campo l’avevo fatta», aggiunge con amara ironia. «Fino ad un paio di mesi fa ho anche fatto il direttore sanitario aziendale della unica azienda sanitaria in Italia commissariata, con decreto del Presidente della Repubblica, per infiltrazioni camorristiche. Per carità, ci saranno tantissime persone con curricula molto più corposi ed esclusivi del mio. Penso a tutti i grandi professori, con carriere prestigiose negli atenei». Liberatore parla di  modalità del bando «approssimative. Per l’inserimento nella piattaforma, dopo aver dovuto fare una casella di posta certificata personale, perché quella dello studio del mio legale, non era valida per ricevere le comunicazioni, ho riscontrato delle difficoltà». Di qui un’odissea burocratica. «Dopo aver provato, inutilmente, a chiamare il numero verde indicato dal ministero, peraltro non dedicato visto che la voce registrata faceva riferimento a farmacie ed altre attività, sono stato invitato a lasciare un recapito telefonico. La cosa mi ha ricordato tanto quelle chiamate ai gestori di telefonia, ma ho lasciato comunque il mio cellulare, è passata una settimana, la telefonata ancora la sto aspettando».

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Tra le incongruenze segnalate da Liberatore il fatto che il bando faccia riferimento alla necessità di possedere, pena la non ammissione «un certificato che attesti la partecipazione ad un corso di formazione manageriale organizzato dalle regioni o dalle provincie autonome di Trento o Bolzano. Mi è sembrata – dice – una stranezza e ho telefonato al numero del ministero indicato.  Una gentile funzionaria mi ha risposto che non ero l’unico che aveva posto il problema, ma che nel bando così era scritto e lei non poteva farci nulla».

Dunque, anche se il candidato avesse nel suo curriculum un corso di formazione manageriale svolto alla Bocconi o alla Columbia University, non sarebbe considerato valido ai fini dell’ammissione. «Evidentemente, ignoravo che le regioni italiane facessero dei corsi talmente esclusivi che, se avessi fatto un corso di management in sanità ad Harvard, non avrei ottenuto le stesse competenze. Ho fatto anche notare che avevo chiesto di iscrivermi ad uno dei corsi che la mia regione stava organizzando, ma che i primi corsi erano riservati ai direttori generali ed ai direttori sanitari e amministrativi in carica. His fretus, ossia su questi bei fondamenti, avrebbe detto il Manzoni, nelle regioni si sarebbero scelti gli stessi che finora hanno retto le aziende, con buona pace delle motivazioni poste dalla Madia alla base della pubblicazione di un bando unico nazionale.

Fuor di metafora, sarebbe stato meglio fare un bando più snello e semplice, magari anche più tradizionale, vista la complicazione della piattaforma telematica magari si sarebbe potuto scrivere che, come si fa nella selezione per i direttori di U.O.C., si sarebbe posto l’obbligo di fare poi, quando le regioni avessero organizzato un numero sufficiente di corsi di formazione manageriale, il corso organizzato dalle strutture del S.S.N. In questo modo, nella mia regione, visto il numero limitato degli ammessi ai corsi, ed il considerevole numero di colleghi che hanno fatto corsi non organizzati dalla regione, si riduce di moltissimo la possibilità di partecipare. La sensazione che traspare è che si fanno sempre le cose “alla italiana ” dove, nella migliore delle ipotesi, tanto, nel bando si scrive sempre che il ministero si riserva la facoltà di sospendere o annullare il presente bando e ,se vi dovessero essere profili di illegittimità, c’è sempre questa possibilità. Se si vuol essere un pochino più maligni, oppure più realisti, visto i balletti fatti da governo e regioni sul tema, si potrebbe pensare che, gattopardescamente, si cambia tutto per non cambiare nulla».

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