Quello della dottoressa aggredita e violentata durante il suo turno di guardia medica a Trecastagni, in provincia di Catania, fu l’ennesimo episodio che indignò e turbò l’Italia.
Autore della violenza un 26enne arrestato dai carabinieri che si presentò in guardia medica spacciandosi per un paziente, per poi diventare insistente e violento.
A distanza di qualche giorno dall’accaduto, la donna ha espresso parole molto forti nei confronti delle istituzioni: “La solidarietà espressa dai colleghi è la più sincera che ci possa essere, perché siete consapevoli che tutti sareste potuti essere al mio posto. Nessuno sconto, invece per le istituzioni, alle quali solo una cosa posso dire: io sono stata violentata anche da voi”.
Queste le parole pronunciate dalla donna, durante la mattinata di lunedì 2 ottobre, di fronte ai suoi colleghi: ai 106 presidenti degli Ordini dei Medici, riuniti nel Consiglio della loro Federazione nazionale (Fnomceo) e ai 106 presidenti delle Commissioni Albo Odontoiatri, insieme in assemblea plenaria nella sua Sicilia, a Giardini Naxos (Messina). Lo rende noto in un comunicato la Fnomceo.
“Quella della sicurezza è solo la punta dell’iceberg– ha spiegato la dottoressa vittima della violenza -. Noi medici abbiamo perso la dignità. La nostra professione si è snaturata, è diventata una cosa che non è più essere medico, è soffocata dall’affanno di evitare le denunce, di seguire pedissequamente i protocolli. Sfugge un concetto fondamentale: noi dobbiamo curare le persone. Ho intrapreso questa strada per passione. Anche la scelta di fare la guardia medica non è stata un ripiego, è stata una decisione consapevole proprio perché volevo essere in prima linea, vicina alle persone che soffrono. Le istituzioni non hanno semplicemente lasciato sola me, mettendomi in pericolo e poi umiliandomi quando la mia aggressione è stata ridotta a una pratica per infortunio sul lavoro, perché questa è la prassi. Il sistema rischia di travolgere la nostra intera professione. Siamo tutti vittime: a questo gli Ordini devono opporsi. Gli Ordini devono essere la casa, ma anche la famiglia di noi medici. E come in una famiglia i genitori non devono essere troppo permissivi con i figli, così è un errore assumere un atteggiamento paternalistico verso quei colleghi che sbagliano”.
Non si è fatta attendere la replica delle istituzioni: la Presidente della Camera, Laura Boldrini, ha telefonato alla dottoressa.
«Ammiro la sua forza e la sua determinazione, lei è un esempio». E’ quanto ha detto la Presidente della Camera, Laura Boldrini, nel corso della telefonata.
«Capisco la sua indignazione e il suo dolore lei però deve sapere che non è sola», ha detto la Presidente invitando la dottoressa a prendere la parola alla Camera per il 25 novembre, giornata mondiale per l’eliminazione della violenza sulle donne. In quell’occasione l’Aula sarà eccezionalmente aperta di sabato per un’iniziativa che prevede la presenza di oltre 600 donne, provenienti da tutta Italia. «Per me quello sarà un momento di riscatto», ha detto la dottoressa accettando l’invito.