Era il 25 settembre del 1996 quando uno scooter di grossa cilindrata con due persone a bordo ha crivellato di colpi Gennaro De Roberto all’esterno del carcere di Secondigliano.
Gennaro De Roberto, elemento di spicco del clan camorristico Bellofiore-Sebastiano, detenuto nel carcere di Secondigliano in regime di semilibertà, venne ucciso proprio nei pressi della struttura detentiva. Le indagini hanno consentito, a distanza di 20 anni, di fare luce sul movente: un omicidio voluto dal suo stesso clan, per attuare un’epurazione interna dovuta al suo proposito di transitare nelle file del clan antagonista dei Longobardi-Beneduce. Un omicidio voluto anche per punire De Roberto per aver offeso il figlio del capo clan Raffaele Bellofiore.
Un cerchio chiuso definitivamente nelle ore antecedenti e che non lascia lacune neanche sulle modalità esecutive e sull’identità degli esecutori materiali.
Gennaro Trambarulo detto ‘o Pazzo e Francesco Avolio detto ‘Tyson sono indicati dagli inquirenti come gli esecutori materiali dell’omicidio di De Roberto. “Tyson” avrebbe guidato il mezzo a bordo del quale viaggiava il killer autore dell’assassinio.
Già lo scorso 11 luglio i Carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip su richiesta della DDA (Direzione Distrettuale Antimafia) nei confronti di Trambarulo. Poi quest’ultimo è stato scarcerato il 28 luglio, ‘o Pazzo era stato arrestato pochi giorni prima, dopo un inseguimento in autostrada con le forze dell’ordine.
Francesco Avolio, soprannominato ‘Tyson” per la sua somiglianza con il noto ex pugile americano,è ritenuto un elemento di spicco dell’Alleanza di Secondigliano, clan che gestisce gli affari illeciti a Napoli, a Giugliano in Campania e in altri comuni della zona ed è stato catturato dai carabinieri della Compagnia Vomero in un appartamento a Scampia. Il 38enne, già noto alle forze dell’ordine per reati vari, era ricercato dalla notte del 6 giugno scorso, quando era riuscito a sfuggire all’arresto durante un blitz dei carabinieri contro il cartello di clan chiamato ‘Gruppo Misto’, composto da elementi dei clan camorristici dei Mallardo, Licciardi e Bidognetti che aveva portato alla cattura di 46 suoi complici, ritenuti a vario titolo responsabili di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsioni e detenzione di armi da guerra; nelle indagini era emerso che l’uomo è il referente dei Licciardi nel cartello camorristico.
I militari dell’Arma hanno fatto irruzione nell’ appartamento mentre Avolio dormiva insieme con la moglie. A nulla è valso il suo tentativo di fuga da una finestra sul retro della casa, che era stata preventivamente circondata dai carabinieri. Vistosi senza alcuna possibilità, il ricercato, che era disarmato, si è arreso senza opporre resistenza lasciandosi ammanettare senza problemi.