Appena un mese fa, l’ampio appezzamento di terreno che costeggia via Carlo Miranda, una delle tante strade che accoglie rioni di edilizia popolare nel quartiere Ponticelli, fu oggetto di “attenzioni particolari” da parte di una ditta che intendeva approfittare dello stato di abbandono in cui versa il terreno in disuso ormai da anni per affossare balle di rifiuti ed interrare quintali di spazzatura. Un disastro sventato dalla tempestiva segnalazione dei residenti in zona che allertarono le forze dell’ordine, insospettiti dal lavoro delle ruspe.
L’area, pertanto, fu sottoposta a sequestro, esattamente come accadde anni addietro, in seguito all’incidente in cui perse la vita il piccolo Francesco Paolillo.
A distanza di un mese, però, basta transitare a qualsiasi ora del giorno e della notte lungo via Carlo Miranda per rendersi conto che nulla è cambiato.
Intorno alle 16 di mercoledì 13 settembre, quindi in pieno giorno, due donne attraversano il terreno, indisturbate e sprezzanti del fatto che, trattandosi di un’area sottoposta a sequestro, potrebbero essere accusate del reato di violazione dei sigilli, seppure le due signore percorrono l’area palesemente “in buona fede” per accorciare la strada verso casa. Tuttavia, quella passeggiata, tanto disinvolta quanto incurante della violazione consequenziale ai fatti avvenuti appena un mese fa, è emblematica della totale assenza di controllo in quella zona, ancor più in seguito ad una vicenda gravissima come quella emersa poco più di 30 giorni fa.
Il nastro bianco e rosso utilizzato per “inibire” l’accesso, in effetti, volteggia nell’aria, a testimonianza del fatto che il terreno era stato “sigillato”, ma è bastata una folata di vento o la mano lesta di qualcuno ad eluderne l’azione deterrente. E, in effetti, si fatica a percepire quel massiccio appezzamento di terreno che accoglie le carcasse di palazzi in cemento mai ultimati e montagne di terreno miste a residui di materiali incendiati, come un’area sottoposta a sequestro.
Ancor più anomala è la presenza di baracche e costruzioni abusive che si scorgono all’interno dello stesso terreno.
La domanda che è lecito porsi, in virtù di quanto mostrano le immagini, è doverosamente una: se al posto di quelle due donne, a compiere la violazione fossero state due persone armate di “cattive intenzioni”, di chi sarebbe stata la responsabilità dell’ennesimo dolo arrecato alla salute e alla sicurezza dei cittadini?