«La guerra non la vince chi è più forte, ma chi è più bravo ad aspettare. E questo nessuno lo sa fare meglio di noi femmine». Esclama Donna Imma Savastano, la “lady camorra” della prima serie di “Gomorra”, uno dei tanti personaggi chiamati a dare corpo e voce ad un fenomeno camorristico sempre più diffuso, quello delle boss in gonnella che, non solo nelle pellicole cinematografiche, ma soprattutto tra le fila delle organizzazioni criminali ha annoverato molte interpreti.
La prima donna boss della storia della camorra fu Assunta Maresca, detta Pupetta, nata a Castellammare di Stabia nel 1953, moglie del boss Pasquale Simonetti, detto Pascalone ‘e Nola e sorella di Ciro Maresca, detto Lampetiello, è stata protagonista di uno degli episodi più eclatanti della storia della malavita napoletana.
Figlia di Alberto Maresca, un contrabbandiere talmente pericoloso da venire espulso dal paese di residenza, e nipote di Vincenzo Maresca, condannato a sette anni per l’omicidio del fratello Gerardo, Pupetta rimedia i primi guai con la giustizia tra i banchi di scuola, quando aggredì una compagna e fu incriminata per lesioni gravi, ma non fu condannata perché la vittima ritirò la denuncia. Sin dall’infanzia le viene dato il soprannome che la accompagnerà nel corso degli anni. E’ una bella ragazza Assunta ma chi la corteggia deve fare particolare attenzione perché Pupetta è la figlia del boss di Castellammare di Stabia. Il padre Vincenzo, infatti, è a capo della famiglie dei “lampetielli”.
La sua bellezza in età adolescenziale le consentì di aggiudicarsi una fascia di Miss in un concorso di bellezza locale, quando Pasquale Simonetti – detto Pascalone ‘e Nola per la sua mole – si innamorò di lei i familiari benedissero il fidanzamento. ascalone è cresciuto a Palma Campania, in provincia di Napoli, ed è un uomo che si fa rispettare. Si racconta anche di uno schiaffo che Simonetti avrebbe dato niente meno che al boss della mafia americana Lucky Luciano presso l’ippodromo di Agnano. Il potere di Pascalone ‘e Nola sta nel controllo del mercato ortofrutticolo che avviene soprattutto a Napoli, nei pressi della Stazione Centrale. Viene, infatti, chiamato il presidente dei prezzi, colui che mette d’accordo contadini e grossisti e che incassa importanti tangenti in un settore particolare.
Il 27 aprile 1955 Pupetta Maresca, già incinta, sposò il giovane delinquente. Testimone di nozze fu Antonio Esposito detto Totonno ‘e Pomigliano, futuro mandante dell’assassinio del marito.
L’ambiente in cui cresce è quello in cui alla donna vengono imposti pochi e onerosi compiti, che non le assicurano di certo un ruolo di spessore nell’organizzazione crminale: garantire fedeltà massima ai mariti e portare profondo rispetto per tutti gli uomini della famiglia. Queste le regole d’onore alle quali una donna, moglie e figlia, non puàò mai ribellarsi.
Il 16 luglio del 1955 il marito di Pupetta viene ferito mortalmente da viersi colpi d’arma da fuoco proprio mentre si trova al mercato ortofrutticolo. Trasportato all’ospedale Incurabili, muore poco dopo.
Pupetta racconterà che suo marito, in quel letto d’ospedale nel quale avrebbe trovato la morte, poco prima di spirare gli sussurra il nome del suo rivale, ovvero Antonio Esposito. Così la donna si convince dell’assoluta necessità di vendicare il marito e comincia ad organizzare la vendetta, nonostante sia incita di alcuni mesi. E’ il giorno di San Francesco del 1955 quando Pupetta Maresca raggiunge corso Novara a Napoli e, dopo aver individuato Antonio Esposito, caccia la pistola dalla borsa e inizia a sparare. Il giorno del delitto non è scelto a caso. Suo marito era stato ucciso ottanta giorni dopo le nozze e Assunta toglie la vita all’assassino di Pascalone ottanta giorni dopo la sua morte.
I quotidiani locali e nazionali si interessano sin da subito della vicenda. Pupetta diventa, così, famosa, nonostante abbia commesso un crimine. Da quel momento in poi, la vita di Assunta Maresca cambia per sempre. Mentre i giornali continuano a raccontare questa storia di camorra, Pupetta si dà alla latitanza, ma la sua fuga dura una decina di giorni. La donna viene arrestata e finisce in carcere dove viene trattata con rispetto non soltanto perché è la vedova di un camorrista ma anche perché aspetta un bambino. Assunta dà alla luce suo figlio, chiamato Pasquale come suo padre, nel gennaio del 1956.
Intanto Francesco Rosi, regista in rampa di lancio e sempre molto attento a ciò che accade a Napoli ed in Italia in quegli anni, decide di fare un film per raccontare la storia di Pascalone ‘e Nola e di Assunta Maresca. Il film si intitola “La sfida“. Grazie anche all’opera cinematografica di Rosi, Pupetta diventa una donna sempre più popolare, quasi una sorta di mito che, agli occhi della gente, merita rispetto perché se è vero che ha commesso un crimine è altrettanto vero che lo ha fatto per vendicare la morte del marito.
Assunta Maresca, però, deve ugualmente fare i conti con la giustizia. Il processo comincia nel 1959 e il giudice chiamato a decidere sul caso non fa alcuno sconto alla donna che viene condannata a 18 anni di reclusione. La donna ricorre al processo d’appello e ottiene una riduzione della pena: 13 anni di reclusione. In realtà, la donna trascorre in galera non più di dieci anni, perché nel 1965 riceve la grazia. E’ ancora giovane Pupetta quando abbandona la prigione ed ha ancora tutto il tempo di rifarsi una vita.
Le strade del cinema e di Assunta Maresca si incrociano di nuovo. Stavolta è lei stessa l’attrice protagonista. Il regista Renato Parravicini le affida un ruolo di primo piano nel film “Delitto a Posillipo – Londra chiama napoli“. In realtà, la pellicola non riscuote successo ma si rivela piuttosto deludente, ricevendo diverse note di demerito dalla critica.
Pupetta, però, non riesce a farsi una vita lontana dalla malavita organizzata e, agli inizi del 1970, intraprende una relazione amorosa con Umberto Ammaturo, boss in ascesa che vanta buoni rapporto con criminali del calibro di Michele Zaza e Antonio Bardellino, dal quale ebbe due gemelli, un maschio e una femmina.
Assunta deve fare i conti anche con l’adolescenza di suo figlio Pasquale che non accetta di buon grado la presenza di quell’uomo a casa sua. Pasquale, cresciuto in un ambiente di camorra, sembra voler seguire le orme del padre. La camorra, di lì a poco, costringerà Pupetta ad affrontare un altro terribile lutto. Pasquale, infatti, all’inizio del 1974 scompare ed il suo corpo non verrà più ritrovato. La madre dichiara di voler vendicare anche suo figlio. Viene sospettato dell’omicidio lo stesso Ammaturo, ma il boss non verrà condannato per insufficienza di prove.
Il boss fa la spola tra il carcere e la latitanza e, dunque, per i due diventa difficile vivere in maniera serena la loro storia d’amore. Ammaturo è un trafficante di droga e viene, tra l’altro, ritenuto di essere tra i capi del cartello criminale Nuova Famiglia, nato sul finire degli anni Settanta per contrastare la NCO di Raffaele Cutolo. Anche la famiglia di Assunta Maresca si oppone al boss di Ottaviano. Nel 1982 la donna è nuovamente su tutti i giornali. Stavolta, è lei stessa a mettersi in contatto con i mass media. Organizza, infatti, una conferenza stampa nella quale lancia pesanti accuse contro Cutolo e si dichiara pronta ad uccidere ancora, se il boss della NCO dovesse eliminare alcune persone della sua famiglia.
Quando Ammaturo fu arrestato in Perù, in compagnia di una nuova bellissima e ricca fidanzata, Yohanna Valdez, la Maresca disse: «Per me Umberto non esiste più; resta solo il padre dei miei figli, che gli vogliono bene e lo rispettano come è loro dovere».
Pupetta Maresca fu accusata di essere la mandante dell’omicidio di Ciro Galli (uomo di Raffaele Cutolo), ucciso nel 1981 per vendetta trasversale. Il pm chiese l’ergastolo, ma nel 1985 fu assolta per mancanza di prove.
Nel luglio del 1982 è arrestata di nuovo, con l’accusa di aver ucciso, insieme ad Ammaturo, il criminologo Aldo Semerari. Verrà, poi, prosciolta da quell’accusa. Fu assolta anche dalle successive accuse di tentata estorsione (ad una banca), e traffico di stupefacenti.
La storia d’amore tra Ammaturo e Assunta Maresca si chiude proprio in quel periodo. Anche la parabola criminale di Pupetta finisce negli anni ’80 ma di lei, ogni volta che se ne presenta l’occasione, si continua a parlare sui giornali. Tra altre condanne e soggiorni obbligati durante i quali non viene accettata di buon grado dai comuni ospitanti, il cinema bussa, stavolta in maniera indiretta, alla sua porta. Il Tribunale Civile di Roma nel 1994 concede l’autorizzazione alla messa in onda di un film su Pupetta prodotto già nel 1983 e che vede come attrice protagonista Alessandra Mussolini. Pupetta si era opposta alla pubblicazione del film, ritenendosi offesa nel decoro e nell’onore da alcune scene.
Nel 2000 sporge una denuncia ai carabinieri nella quale sostiene di essere vittima di una truffa. Un certo Giovanni Boscaglia le avrebbe sottratto la schedina vincente del Superenalotto. In realtà, non esisteva alcuna vincita. L’uomo si era inventato tutto. I suoi problemi con la giustizia sembrano non finire mai, visto che i magistrati le sequestrano alcuni appartamenti perché, secondo i giudici, acquistati con soldi provenienti da affari illeciti.Nel 1986 la sezione misure di prevenzione del tribunale di Napoli stabilì che Pupetta Maresca apparteneva alla camorra come affiliata alla Nuova Famiglia. Per tale ragione ordinò la confisca dei beni.
La permanenza della Maresca nel carcere di Bellizzi Irpino fu al centro di polemiche. La donna gestiva feste cui partecipavano magistrati e alte personalità.
Chiusi i negozi d’abbigliamento di Napoli che aveva avviato dopo la parentesi cinematografica, si ritirò a Castellammare di Stabia. Nel 2004 l’appartamento napoletano di Pupetta Maresca diventò un ufficio del Comune di Napoli destinato ai servizi sociali.
L’ultima volta che si sente parlare di Pupetta è nel 2013, quando la Mediaset manda in onda la serie televisiva Pupetta – Il coraggio e la passione. Il film, con Manuela Arcuri, racconta la storia della prima lady camorra della storia.
Pupetta Maresca oggi è un’ottantenne che conduce la sua vita lontano dalle luci dei riflettori.