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Stupri Rimini: capobranco nega le violenze, la Polonia chiederà l’estradizione degli arrestati

Redazione Napolitan di Redazione Napolitan
5 Settembre, 2017
in Cronaca, In evidenza
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Stupri Rimini: capobranco nega le violenze, la Polonia chiederà l’estradizione degli arrestati
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1504447075849-jpg-stupro_di_rimini__preso_il_capo_del_branco__e_un_congolese_di_20_anniLa Procura per i minorenni di Bologna chiederà la custodia cautelare in carcere per i tre giovanissimi accusati della duplice violenza sessuale di Miramare di Rimini. Intanto il quarto accusato, il maggiorenne congolese Guerlin Butungu, ha negato le violenze, dicendo di non aver mai sfiorato anche solo con un dito una donna.
Il ventenne alle 2 di notte era sfuggito alla cattura nel centro di Pesaro: gli agenti lo avevano intercettato in bicicletta all’altezza del parco Miralfiore. Lui, armato con un coltello, si è accorto di essere circondato ma non si è arreso: ha abbandonato la bicicletta e si è gettato all’interno del parco, dove ha fatto perdere le sue tracce. Quindi è arrivato alla stazione di Pesaro e alle 5.20 ha preso un treno diretto verso il Nord Italia. Butungu ha però tenuto con sé il cellulare e seguendone le tracce la polizia l’ha individuato: alle 5.40 è stato arrestato quando il convoglio si è fermato a Rimini.

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“L’arresto è stato una doppia soddisfazione perché a mettere le manette al quarto uomo sono state due donne. Un gesto simbolico che ha reso giustizia alle vittime delle violenze”. Queste le dichiarazioni del Questore Maurizio Improta, in seguito alla cattura che chiude il cerchio attorno al branco autore delle brutali violenze.
“Un risultato reso possibile da un grande lavoro di squadra. Il congolese, richiedente asilo, in un primo momento è rimasto meravigliato dalla presenza dei poliziotti e ha cercato di negare la sua identità. Ma ormai era stato inchiodato”.”La polizia polacca ringrazia i colleghi della Squadra mobile della questura di Rimini per l’azione investigativa che ha portato a cattura presunti autori stupri”, scrive su Twitter la polizia di Stato italiana pubblicando un tweet delle forze di polizia polacche.

Nessuno lo ha nascosto, nessuno ha voluto aiutarlo per sfuggire alla cattura. E’ uno dei retroscena dell’arresto di Guerlin Butungu. Il giovane viveva a Pesaro in alloggi di fortuna, dopo esser uscito dal programma di “Casa Freedom” che gli ha permesso di avere lo status di rifugiato. Nell’operazione sono stati impegnati in prima linea anche i carabinieri di Pesaro, che avevano raccolto la prima confessione dei due fratelli marocchini minorenni. Da loro gli inquirenti sono risaliti ad un terzo ragazzo, un minorenne nigeriano, e al congolese. Dal lavoro di accerchiamento intorno a quest’ultimo, hanno scoperto che tutti lo avevano abbandonato, facendogli terra bruciata intorno. Nessuno ha risposto alle sue richieste di complicità per nascondersi.
Butungu era sbarcato nel 2015 a Lampedusa e aveva ottenuto il permesso di soggiorno per motivi umanitari, andando ad abitare a Cagli, nel Pesarese. Il giovane, secondo la cooperativa che gestisce il servizio di accoglienza di Pesaro, non avrebbe mai dato problemi di comportamento. Ha seguito un corso per diventare cameriere e fino a gennaio lavorava in un ristorante di Fano. Negli ultimi tempi, però, a quanto pare vestiva regolarmente con abiti costosi, ma alle domande su come se li procurasse rispondeva in maniera evasiva.

Il padre di due dei tre minorenni arrestati ha rilasciato delle dichiarazioni forti: “Gli ho detto di andare subito dai carabinieri. Può capitare che uno rubi un telefonino, ma non che uno violenta una donna. Se hanno fatto una cosa del genere devono pagare”. Sono le parole al Resto del Carlino del padre dei due fratelli marocchini di 15 e 17 anni residenti a Vallefoglia, nel Pesarese, che si sono presentati in caserma per ammettere il loro coinvolgimento nel doppio stupro di Miramare di Rimini. Grazie alle loro indicazioni è stato in seguito fermato un nigeriano 16enne e poi nella notte è stato rintracciato anche il capobanda, un congolese di 20 anni, Guerlin Butungu.
A Vallefoglia, in provincia di Pesaro e Urbino, la famiglia dei due minorenni marocchini era seguita dagli assistenti sociali. Il padre, secondo Il Messaggero, era stato ai domiciliari per una serie di risse, la madre era stata ammonita per alcune aggressioni ai vicini mentre i due fratelli erano stati denunciati varie volte per furto e percosse.
Il padre, 51 anni, ha spiegato di aver riconosciuto i figli dalle foto diffuse sui giornali e che sabato il figlio 17enne è tornato a casa piangendo. “Mi ha detto che lui era con suo fratello e altri due loro amici, un congolese e un nigeriano, a Rimini. Hanno partecipato allo stupro di cui si parla da giorni”.
“I due fratelli minorenni hanno confessato perchè probabilmente si sentivano braccati, le riprese video erano nitide e sapevano che non sarebbe passato molto tempo prima che fossero individuati. In caserma non ci sono state scene di lacrime o pentimenti. I due hanno raccontato di aver partecipato all’atto sostenendo che il maggiorenne era il capo banda”.
I due fratelli erano soggetti noti a noi per alcuni precedenti per piccoli reati. Furti di cellulari, ricettazione motorini e bici rubate. Non avevano precedenti per atti di violenza.
Da quando è stata resa nota l’identità del presunto capo della banda di stupratori di Miramare di Rimini, il profilo Facebook del ventenne congolese Guerlin Butungu è stato preso d’assalto da decine di messaggi di insulti. Tra i commenti ad un post pubblico del 17 luglio in cui il giovane parla in francese di un suo amico morto, sono tanti quelli che augurano a lui la morte e che fanno riferimento alla necessità della pena capitale, con diverse offese razziste. Uno dei post più recenti di Butungu è del 3 luglio, giorno del suo compleanno, quando il giovane ringraziava Dio per averlo protetto sin qui.
Ma ad incastrarlo, oltre alle testimonianze delle vittime e alle telecamere, si è aggiunta l’ammissione fatta da almeno due complici.
Domenica Butungu è stato ascoltato dal pm della procura romagnola che hanno riconvocato in questura a Rimini la transessuale per il riconoscimento ufficiale. I tre minorenni, invece, sono stati trasferiti al carcere minorile “Pratello” di Bologna e hanno negato di aver compiuto violenze sessuali, ma solo di aver picchiato i turisti.
“E’ lui che ci ordinava cosa fare quella sera”, hanno raccontato i due fratelli.

Per tutti i membri della banda le accuse formalizzate dalla Procura di Rimini sono rapina aggravata, violenza sessuale di gruppo, lesioni aggravate. Le pene teoricamente potrebbero superare i 20 anni.

Intanto la Polonia ha comunicato, tramite il viceministro della Giustizia Patryk Jaki, che chiederà l’estradizione degli arrestati. I quattro sono accusati di avere stuprato una turista polacca e di avere picchiato il suo compagno e di averli entrambi rapinati. Il viceministro Jaki ha detto che i quattro dovrebbero affrontare una punizione molto severa per avere commesso questi crimini.

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