I dodici secondi di immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza della discoteca “St.Trop’s” di Lloret del Mar hanno dato in pasto all’opinione pubblica una delle tragedia più agghiaccianti della storia contemporanea.
Dodici secondi che ritraggono gli ultimi attimi di vita di Niccolò Ciatti, un giovane 22enne di Scandicci (Firenze), morto in Spagna in seguito a un pestaggio subito la notte tra venerdì e sabato scorsi.
Quei dodici secondi ritraggono un ragazzo che sferra un primo pugno al volto di Niccolò. Il giovane italiano sembra non accorgersi della minaccia, e subisce il colpo senza poter reagire. Cade in ginocchio e qualcuno gli sferra altri pugni. Poi, uno degli aggressori gli rifila un calcio in testa. Niccolò perde i sensi. non si sveglierà più e morirà poche ore dopo nell’ospedale Trueta di Girona. Dodici secondi di violenza scaturiti senza motivo, perché una lite nata per una spinta nella calca di una discoteca affollatissima non può essere ritenuto un movente “sufficiente” da affrancare alla barbara uccisione di un ragazzo.
Dodici secondi di pugni e calci nell’indifferenza di tanti avventori del locale che si dispongono in cerchio intorno a Niccolò e ai suoi aggressori, mentre, con tanto di drink tra le mani, fungono da spettatori impassibili al violento pestaggio, senza battere ciglio.
Un video che ha destato, pertanto, la corale indignazione della società e che ha permesso alla polizia catalana di risalire nell’arco di poche ore ai presunti responsabili dell’aggressione: tre ceceni di 20, 24 e 26 anni.
Insieme a Niccolò, che aveva compiuto 22 anni nemmeno un mese fa, il 13 agosto, la notte della tragedia c’erano anche cinque suoi amici, con i quali stava trascorrendo la vacanza in Costa Brava. Altri due erano in albergo. Il giorno dopo avrebbero dovuto far ritorno a Firenze. Ai poliziotti hanno raccontato, sotto choc, che ad aggredire Niccolò erano in tre, dalla carnagione olivastra, che parlavano un po’ in francese e, a giudicare da come hanno colpito il loro amico, sembravano esperti in arti marziali. Un racconto che, associato alle immagini del video delle telecamere di sicurezza della discoteca, ha permesso agli agenti del Mossos d’Esquadra, la polizia catalana, di fermare rapidamente i tre presunti aggressori che, poco dopo il fatto, erano fuggiti sul lungomare di Lloret de Mar. I tre ceceni da quanto si è appreso, dalla Francia si sarebbero trasferiti in Spagna. E avrebbero risposto in francese alle domande degli investigatori.
Eppure, resta in carcere solo uno dei tre aggressori. Come riporta il quotidiano iberico El Periodico, il giudice di Blanes ha deciso di confermare la misura cautelare per l’uomo che avrebbe sferrato il calcio mortale. Gli altri due ceceni coinvolti nel terribile pestaggio potranno rientrare in Francia, dove vivono come richiedenti asilo.
Mentre oggi, sabato 19 agosto, la comunità di Scandicci ha porto l’ultimo saluto a Niccolò. Almeno duemila persone erano presenti, malgrado il caldo, nella moderna chiesa del quartiere di Casellina, dove il giovane viveva con la sua famiglia.
C’erano i suoi colleghi di lavoro, quelli del mercato di San Lorenzo, a Firenze. C’erano le autorità: il sindaco di Scandicci, Sandro Fallani, quello di Firenze, Dario Nardella, e il sottosegretario alla giustizia, Cosimo Ferri, in rappresentanza del governo. Si era presentato, in forma privata, in mattinata, anche il segretario del Pd Matteo Renzi. Ma c’erano, soprattutto, tanti abitanti di Scandicci, di tutte le età, arrivati per stringersi intorno ai familiari di Niccolò, il padre Luigi, la madre Cinzia, e la sorella Sara. La chiesa era completamente gremita. Nella piazza antistante altre centinaia di persone, sprezzanti delle temperature proibitive, pur di tributare l’ultimo saluto al giovane.
Infine, la bara è stata spogliata di tutte le corone di fiori, tra le quali anche quella della Presidenza del Consiglio, e dei vessilli della Fiorentina, squadra per la quale faceva il tifo il ventiduenne di Scandicci. Sul feretro, che veniva portato in spalla verso il carro funebre, è stato lasciato solo un garofano rosso. All’esterno della chiesa, decine di palloncini bianchi sono volati in cielo. E un lungo applauso, accompagnato dal grido “Nicco, Nicco”, ha salutato l’ultimo viaggio di Niccolò alla volta del cimitero di Sant’Antonio, a Scandicci, dove la bara è stata tumulata.