Dopo la sconcertante scoperta dell’agghiacciante fine che il 35enne Ciro Guarente ha inferto al giovane Vincenzo Ruggiero, uccidendolo prima con due colpi di pistola al petto e poi facendo a pezzi il suo cadavere per discioglierlo nell’acido e gettarlo in un fondo, ricavato all’interno di un garage preso in affitto nel quartiere Ponticelli, la cronaca contemporanea ripropone un omicidio efferato, segnato dalla medesima e cruenta procedura.
E’ accaduto ai Parioli, uno dei quartieri più facoltosi di Roma: una donna è stata uccisa e fatta a pezzi dal fratello. Le parti del suo corpo sono state ritrovate in diversi cassonetti della spazzatura del quartiere.
L’uomo sotto interrogatorio avrebbe confessato l’omicidio: alla base de delitto, dei dissidi legati a questioni di denaro. La vittima si chiamava Nicoletta Diotallevi, mentre il fratello ha 62 anni e si chiama Maurizio. Vivevano insieme in un appartamento in via Guido Reni. L’uomo avrebbe raccontato agli inquirenti che l’omicidio è maturato al culmine di un rapporto pregno di umiliazioni e maltrattamenti che subiva da diversi anni.
Un coltello da cucina e due seghetti: di queste armi si è avvalso il 62enne Maurizio Diotallevi per mettere fine alle frustrazioni che accumulava e somatizzava da tempo. Queste le armi di cui si è servito per straziare il corpo della sorella Nicoletta nel loro appartamento in via Guido Reni. Infine ha gettato i pezzi del suo cadavere in diversi cassonetti situati nei pressi di casa. Dopo averla strangolata con la cintura del pantalone, il fratello avrebbe iniziato a tagliarle la gamba finendo per rompere il primo seghetto. Una scheggia della lama sarebbe infatti stata trovata conficcata nel femore della donna. Il lavoro sarebbe poi stato completato con l’aiuto di un coltello da cucina.
L’uomo ora è indagato per omicidio volontario con l’aggravante della parentela e occultamento di cadavere. Non è contestata la premeditazione. Durante l’interrogatorio Diotallevi avrebbe parlato di una situazione conflittuale con la sorella. Tale da spingerlo al pensiero di uccidere Nicoletta già due mesi fa. Un proposito che però sarebbe venuto meno anche per la partenza della dona che si sarebbe recata in Svezia per una vacanza e sarebbe tornata soltanto il giorno prima dell’aggressione fatale a opera del fratello. Un giorno sarebbe bastato a far scattare la molla nella testa del 62enne a suo dire afflitto dall’atteggiamento della vittima, che lo avrebbe messo in ridicolo davanti al figlio più volte, e dalla poca inclinazione a dividere equamente il compenso derivante dal B&B gestito nella casa di famiglia.
Una tragedia maturata sullo sfondo di un rapporto difficile quindi, ma anche di una condizione economica insoddisfacente.