Il mese di agosto si apre con un’operazione delle forze dell’ordine nell’entroterra vesuviano che ha concorso a far luce su un omicidio di matrice camorristica.
A Torre Annunziata, le manette sono scattate per due indagati, gravemente indiziati del tentato omicidio di Vittorio Nappi oltre che di detenzione e porto illegale di armi.
Il raid che aveva ferito Nappi era avvenuto lo scorso 26 gennaio nei pressi di via Cuparella. Numerosi colpi di arma da fuoco furono esplosi all’indirizzo di un’autovettura con a bordo due giovani oplontini, uno dei quali, appena ventenne, veniva colpito al torace, rimanendo gravemente ferito.
L’indagine condotta dal gennaio al maggio 2017 ha permesso di acquisire gravi indizi di colpevolezza nei confronti degli indagati, entrambi vicini al clan camorristico “Gallo-Cavalieri”, ed uno dei quali figlio di Francesco Gallo detto “O Pisiello”, attualmente detenuto in regime di 41 bis.
Il movente è stato ricondotto proprio ai dissidi familiari intercorsi tra il giovane e la famiglia della madre, rea di aver infangato il nome di Francesco Gallo, a capo dell’omonimo clan, con una relazione extra coniugale con un esponente di spicco dei rivali Gionta. Secondo gli inquirenti, il giovane aveva deciso di attuare una vendetta trasversale provando ad uccidere lo zio, fratello della madre, ma durante l’agguato ad avere la peggio fu Vittorio Nappi, che era in compagnia del vero obiettivo dell’agguato.
Un agguato che riassume buona parte dei tratti distintivi della camorra: l’onore, la vendetta, l’errore che costa la vita ad una persona estranea ai fatti da sanzionare a suon di spari.