Collecchio (PR), 28 luglio 1989 – Mirella Silocchi, 50 anni, viene rapita da una banda di sequestratori che pretendevano cinque miliardi di riscatto, per garantirne il ritorno a casa. Mirella, però , a casa non fece mai ritorno, perchè fu lasciata morire di fame e di sete all’interno di una fossa subendo maltrattamenti di rara ferocia.
Si scoprì in seguito che Mirella Silocchi era finita in mano ad una strana aggregazione di pastori e latitanti sardi, e da un gruppo di anarchici composto da elementi della malavita siciliana e calabrese, da una hostess americana e da un libico di origine armena. Un intreccio tra anarchia e banditismo comune, nel quale convergeva anche un elemento di internazionalità.
Mirella Silocchi, moglie di un facoltoso industriale del ferro, Carlo Nicoli, venne rapita alle 8,30 del 28 luglio 1989 nella sua villa di campagna a Stradella di Collecchio. I banditi, uno in divisa di finanziere, bussarono alla porta, mentre lei parlava al telefono con una parente e la portarono via. Un mese dopo il marito ricevette una lettera con cui gli si chiedevano cinque miliardi di riscatto, cifra che Nicoli non aveva.
I banditi tornarono a farsi vivi tre mesi dopo, quando fecero trovare in un cestino della spazzatura della stazione di servizio di Cortile San Martino un orecchio mozzato di Mirella Silocchi. Poi, il 4 dicembre dello stesso anno, Carlo Nicoli ricevette a casa cinque foto di Mirella incatenata e in pessime condizioni, con un fucile puntato alla tempia, ma, probabilmente, era già morta. E’ a questo punto che Nicoli riesce a raggiungere un accordo con i banditi per un riscatto di due miliardi.
Luogo dello scambio, Torino. Ma l’imprenditore all’appuntamento non trova nessuno. I banditi si erano accorti che era stato seguito dalla polizia.
Le indagini successive porteranno a scoprire la mappa di questa strana aggregazione tra banditi sardi e anarchici. Tutto parte dalla scoperta di un covo eversivo a Roma in un appartamento sulla via del mare, in via Cristoforo Colombo, e uno strano attentato nel quartiere Prenestino di Roma dove un’auto salta in aria per una bomba piazzata al suo interno dove gli inquirenti trovano il corpo dell’anarchico Luigi De Blasi, il bandito travestito da finanziere nel rapimento Silocchi, legato sentimentalmente ad una hostess americana, Anne Rose Scrocco, titolare dell’appartamento romano e in rapporti con il libico di origine armena, Gagarin Gregorian. De Blasi era saltato in aria mentre cercava di innescare una bomba da piazzare per far saltare in aria il commissariato del Prenestino per vendicare la morte di tre sardi e un siciliano rimasti uccisi in un conflitto a fuoco con la polizia. La polizia scoprì anche che De Blasi era in rapporti con Giovanni Mele, assassinato nel 1990 a Mannoia, che nel rapimento Silocchi era travestito da finanziere anche lui.
Quindi i due gruppi, gli anarchici e i banditi sardi, i cui legami vennero fuori dalle indagini sull’auto saltata in aria e sulle tracce rinvenute nel covo di Roma erano cos’ composti. Il primo, quello dei banditi sardi, da Francesco Porcu, Franco Bachisio Goddi, Antonio Staffa, Giovanni Mario Sanna, Gianni Mele, assassinato in Sardegna nel 1990, e Mario Domenico Giau, ucciso nel 1994. Il secondo gruppo, quello degli anarchici, da Giovanni Barcia, Orlando Campo, Rose Anne Scrocco, Gagarin Gregorian e Luigi De Blasi ritenuto la mente del sequestro.
Le indagini inoltre portarono alla scoperta in un pozzo in un terreno di proprietà di un pastore sardo dove furono rinvenuti alcuni frammenti ossei riconducibili a Mirella Silocchi.