“Inizia l’ultima settimana di un lavoro che mi ha dato immense gioie un velo di tristezza mi attanaglia ma la consapevolezza di aver preso una giusta decisione prende il sopravvento”: questo post pubblicato su facebook, durante la giornata di lunedì 24 luglio, ha scosso e non poco l’opinione pubblica.
Un messaggio che porta la firma di Ciro Scarciello, il salumiere della Duchesca che ai microfoni di “Chi l’ha visto?” si rese autore di una denuncia a 360° in merito alla situazione in cui versa lo storico mercato della Maddalena. Il 2017 era iniziato da qualche giorno e proprio nel cuore di uno dei luoghi più affollati e popolari di Napoli ebbe luogo una sparatoria, una spedizione punitiva contro gli ambulanti extracomunitari che si rifiutavano di pagare il pizzo alla camorra, in cui una bambina di 10 anni fu ferita ad un piede da un proiettile vagante.
Roberto Saviano riprende e rilancia la denuncia di Scarciello ed innesca il solito botta e risposta con il sindaco de Magistris che, nel frattempo, riceve quegli extracomunitari a Palazzo San Giacomo, accogliendoli e celebrandogli come degli eroi, seppur non in regola con licenze e fatture. Nel mezzo, la denuncia pubblica, accorata, senza cernite, di un semplice salumiere, rimasta inascoltata per mesi.
Il salumiere della Duchesca divenne un divo, uno scaricabarile comodo da abbracciare per alleggerirsi la coscienza: approvare, sottoscrivere e rilanciare la denuncia di Scarciello rappresentava un alibi comodo, per le istituzioni che non hanno resistito al fascinoso richiamo della passerella da percorrere, per i cittadini semplici che facendo la spesa nella salumeria di Ciro sentivano di aver fatto il loro sacrosanto dovere di cittadini onesti, per i giornalisti che, rilanciando la denuncia di Scarciello, puntandogli le telecamere in faccia, si assicuravano lo scoop del momento, sprezzanti della pericolosa sovraesposizione alla quale andava incontro il salumiere. Era Scarciello a raccontare, era lui a spiegare quello che non andava, ma nessun giornalista ha ripreso la sua denuncia, accendendo i riflettori sulle problematiche e le criticità del mercato della Maddalena, accantonando la figura del salumiere. Un onere, una patata bollente, uno scomodo che mediaticamente non avrebbe premiato e così, dopo il boom di visibilità , è calato il silenzio sull’intera faccenda.
Nel mezzo, continuava ad esistere ed insistere la denuncia pubblica, accorata, senza cernite, di un salumiere che avrebbe voluto cambiare le sorti di un luogo in cui, quello sbagliato, non era lui, perchè affamato di miglioria e desideroso di assistere al ripristino della legalità tra le mura di casa sua.
L’abusivismo, in tutte le sue svariate forme, il business dei capi contraffatti, che andrebbe esaminato e sgominato da cima a fondo, senza limitarsi al mero e saltuario sequestro dei capi d’abbigliamento, per capire chi e in quanti ci speculano e ci mangiano, il degrado e l’assenza di ordine e decoro, il raggiro delle regole, di tutte le regole, la pressoché totale assenza di legalità, la camorra, il racket, la negligenza di chi viene stipendiato per contrastare quei fenomeni e preferisce voltare il capo altrove, pur di non imbattersi in scomodi grattacapi.
Queste le problematiche denunciate da Scarciello che ha acceso un riflettore scomodo su criticità di non facile risoluzione, o meglio, su quello stato di cose che rappresenta la cosiddetta “zona grigia”, ovvero, l’area di promiscuità tra Stato ed Anti-stato, dove lecito e illecito coesistono senza vicendevolmente pestarsi i piedi, per preservare il quieto vivere della collettività .
La mancata attuazione della “spedizione” necessaria a ripristinare ordine e legalità, all’indomani della sparatoria dello scorso gennaio e ancor più dopo la denuncia pubblica di Scarciello, capace di portare l’Italia intera a sguazzare tra le vergogne del mercato della Duchesca, sottolinea l’incapacità o la mancata volontà di riappropriarsi di quelle fette di territorio in balia della malavita e dell’illegalità da parte dello Stato.
Nelle “zone grigie” lo Stato ha scelto di perdere: questo sottolinea la disfatta di chi si identifica nella denuncia pubblica di Ciro Scarciello.
Il salumiere della Duchesca è diventato un simbolo, suo malgrado: un cittadino perbene, stanco di lamentarsi solo con il dirimpettaio e che alza la testa per riscattare le sorti della sua terra, perchè non si sente sbagliato e sa di non essere nel posto sbagliato. Lâ’esempio consegnato dal salumiere della Duchesca resta un monito che impone delle serie riflessioni, in primis, obbliga le istituzioni ad ufficializzare una nuova e meno ipocrita definizione di “legalità” ed esorta i cittadini ad un serio esame di coscienza.
Ciro Scarciello è stato lasciato solo da tutti, dalle istituzioni sì, che avrebbero avuto il potere di intervenire, ma anche dai cittadini che hanno saputo indignarsi e continuano a farlo, solo sul web, in quel mondo virtuale dove dire quello che si pensa, ci fa sentire più forti, perchè ci solleva dai pericoli e dalle responsabilità radicate nella vita reale, quella che è valsa a Scarciello sguardi sprezzanti, inimicizie e la manovra di isolamento tipica di chi sa “di essere stato puntato”.
Il sacrificio di Ciro meriterebbe esattamente questo: l’indignazione pubblica e corale di una Napoli capace di urlare a gran voce che il posto di Ciro è l’ e dalla Duchesca non se ne deve andare, rivendicando a gran voce, di contro, “la cacciata” della malavita e dell’illecito.
Ciro incarna il disagio di chi si assume lo scomodissimo onere di denunciare quello che non va, in una società educata a subire e soccombere.
Sabato 29 luglio, alle 18:00, la saracinesca della salumeria Scarciello si abbasserà per l’ultima volta, aggiungendosi alla moria di attività commerciali che rappresenta uno dei biglietti da visita più tristi della zona della Duchesca, e calerà definitivamente il sipario sull’ennesima opportunità di riscatto impugnata da un figlio di questa Napoli di cui, questa Napoli, non ha saputo premiare il coraggio.