Errico Porzio è un pizzaiolo diventato celebre anche grazie alla simpatia e alla schiettezza che lo contraddistinguono, oltre che per le pizze da lui ideate che sono diventate dei veri e propri fenomeni virali. Negli ultimi giorni, per non sminuire la sua fama di pizzaiolo senza peli sulla lingua, si è reso autore di due denunce a cuore aperto che stanno facendo molto discutere.
Il pizzaiolo di Soccavo ha acceso un farò scomodo su una realtà ampiamente nota che, però, risuona come una sorta di argomento-tabù che in tanti hanno paura ad affrontare per non inimicarsi “i poteri forti” che dettano legge in materia gastronomica.
Un vero e proprio “sistema” che vede giornalisti acclamati proclamare “icone del gusto” imponendo la ribalta di pizzaioli a discapito di altri, ugualmente validi, se non addirittura più meritevoli di stima, consensi e clamore: Porzio ha quindi denunciato pubblicamente “il marcio” che tiene in ostaggio il mondo del food e della gastronomia, sempre più sotto lo scacco di pseudo-esperti in materia e non solo.
Porzio denuncia la presenza di “un circuito, una casta” che per rifocillare le proprie finanze, rischia di svilire la reputazione e il valore della pizza.
Giornalisti che “pompano” prodotti e pizze normali fino a fargli conquistare il titolo di “élite”, il che si traduce in menù dai prezzi da capogiro.
“Stanno rischiando di trasformare quello che un tempo era il cibo dei poveri che piace anche ai ricchi, nel cibo dei ricchi che possono mangiare solo i ricchi!”: questa la frase partorita da Errico Porzio che sintetizza il suo pensiero e ben illustra quanto sta accadendo in un mondo reso sicuramente più caotico dal complice connubio tra visibilità generata dai social e un vero e proprio business.
Porzio, a dimostrazione della sua tesi, ha postato due foto, scattate in altrettante pizzerie napoletane: la prima ritrae una pizza “inguacchio”, la seconda i prezzi esorbitanti del menù di una pizzeria.
Il pizzaiolo di Soccavo si è servito della prima foto per dimostrare a quali storpiature sta andando incontro la celeberrima pizza napoletana, troppo spesso eccessivamente condita per giunta con prodotti “normali” che vengono sponsorizzati dall’”esperto” di turno per legittimare quello che si vede nella seconda immagine: un menù che vende senza alcuna cognizione di causa o motivazione plausibile, pietanze “normali” a costi esosi. Un calcolo rapidissimo e facile da fare, quello relativo ai costi delle materie prime necessarie per sfornare quelle “finte pizze gourmet”. Anche sull’uso improprio del termine “gourmet” tanto ci sarebbe da dire e da chiarire, giusto per rincarare la dose e permettere agli utenti di imparare a valutare e giudicare tutte le cose – pizza compresa – per quelle che sono e non per come qualcuno vorrebbe farle apparire.
Dunque, l’entrata in scena di pizzaioli più o meno giovani, grazie a questo “sistema” che ha l’obbligo e il dovere di trasformarli in “mostri sacri” fino ad erigerli a vere e proprie star, sta già sortendo degli effetti deleteri, soprattutto per i “pizzaioli onesti” che non gonfiano i prezzi del menù, ma non per questo sono meno capaci e qualificati dei loro colleghi, lo stesso dicasi per le materie prime che utilizzano. Sono solo più onesti.