Un fulmine a ciel sereno, insorto a Londra, ma che incupisce il clima napoletano: un anno dopo l’articolo dell’Economist intitolato «Le famiglie di camorra sono particolarmente brave negli affari», la stampa inglese ritorna ad occuparsi della “Napoli, città difficile”.
Torna in scena, quindi, la realtà parafrasata e condizionata dal copione della serie tv «Gomorra», nonostante le effettive “scene di camorra” che hanno ispirato il libro e la serie tv che portano la firma di Roberto Saviano, risultino piuttosto datate, sgominate e, in alcuni casi, anche già punite dalla legge.
Napoli capitale d’Europa nella hit delle città più pericolose, secondo il giornale inglese, che legittima la scelta in base a tre parametri: spaccio di droga, omicidi, criminalità.
Senza dubbio, tre problematiche che incidono notevolmente e negativamente sulla qualità della vita ai piedi del Vesuvio, ma non al pari delle metropoli che dividono la classifica con il capoluogo campano, dove si respira un clima ben più violento, sotto tanti aspetti.
Le altre città menzionate sono: Raqqa (capitale dell’Isis in Siria), Caracas, Groszny, Mogadiscio, Manila, St. Louis (Usa), Kiev, Perth (Australia), Karachi (Pakistan) e San Pedro Sula (Honduras).
Probabilmente, il fattore che ha inciso sulla scelta che ha fatto e sta facendo tanto discutere, sono i dati statistici relativi agli omicidi che a Napoli, tra le città italiane ed europee, in effetti sono tra i più elevati, con una brusca impennata nel 2016, quando si sono registrati 77 omicidi di cui 38 legati alla camorra, mentre i tentativi di omicidio sono saliti da 83 a 103. Da qui l’impietosa maglia nera.
Va detto che il giornale britannico ha deciso di selezionare una sola città per area continentale. Altrimenti non si spiega l’assenza sulla «black map» di metropoli come Chicago, Detroit, Città del Messico, Rio de Janeiro, che contano numeri ben più importanti di Napoli alla casella omicidi.
Di certo, sponsorizzare e divulgare nel mondo, immagini e scene come quelle esportate dalla celeberrima fiction diventata subito un cult, record d’incassi e non solo, non concorre a consegnare una riproduzione attendibile e veritiera della realtà. In “Gomorra” non s’intravedono neanche nelle retrovie le scene di normalità e di “civiltà” che abbondano anche nei contesti in cui la camorra fa indubbiamente sentire la sua temibile presenza.
L’articolo che ha suscitato forte indignazione e dissenso non solo da parte dei napoletani, ma anche di tanti cittadini italiani che rilevano nelle attività malavitose della ‘ndrangheta un pericolo ben più elevato, termina con una frase a noi ben nota, sovvertita e denaturata del suo significato originale: «La città gode di una reputazione talmente brutta in Italia che la frase ‘go to Naples’ si accosta a “go to the hell’, andare all’inferno».
“Vedi Napoli e poi muori”: un proverbio che nulla ha in comune con le brutture introdotte dalla camorra.