Bari, 12 luglio 2001 – In un vicolo di Bari vecchia, il 16enne Michele Fazio rimane coinvolto per un errore di uno scontro a fuoco tra i clan rivali Capriati e Strisciuglio.
Michele, la sua tragedia, la sua morte ingiusta, diventano il simbolo della voglia di riscatto delle brave persone che vivono nel reticolo di vie e piazzette del borgo antico. Un desiderio di rinascita portato avanti con forza dai genitori di Michele, che non si è spento negli anni e che ha portato, grazie alla tenacia degli investigatori, ad un nuovo arresto. Un successo della giustizia che fa eco agli arresti maturati nei mesi precedenti, ai danni di sei persone, per l’omicidio del barista sedicenne, raggiunto quella sera da un proiettile che lo colpì alla nuca, mentre tornava a casa dopo una giornata di lavoro.
Il commando aveva come obiettivo un qualsiasi affiliato al clan Strisciuglio: si intendeva così vendicare – secondo quanto accertato dagli investigatori – l’uccisione, avvenuta due settimane prima, di Francesco Capriati. I quattro, quindi, quella sera, avrebbero avvistato Vito De Felice e si sarebbero diretti contro di lui. Ma quest’ultimo riuscì a scansare i colpi, uno dei quali uccise Michele Fazio.
Nel vicolo di Bari vecchia, quando venne ucciso Michele Fazio, c’era molta gente che vide i sicari a bordo dei due motorini, ma nessuno ha mai voluto aiutare gli investigatori ad identificare il commando. Gli assassini, quindi, avrebbero potuto essere arrestati il giorno dopo, se qualcuno avesse parlato: invece è stato necessario un lungo lavoro investigativo che, infine, ha portato all’arresto dei responsabili di una morte che ancora oggi desta dolori e commozione tra gli abitanti onesti della città.