Mondragone (Caserta), 11 luglio 1990 – Una data alla quale è legato un omicidio che ha scosso profondamente la comunità casertana: è il giorno in cui fu brutalmente assassinato il vicesindaco Dc di Mondragone Antonio Nugnes.
Il clan dei “Chiuovi”, cosca che aderisce al cartello dei “casalesi”, ha intenzione di gestire i suoi appalti ed in particolare intende divenire socio in una sua clinica, allora in costruzione all'”Incaldana” nei pressi di Mondragone. Ma Nugnes non è disposto a cedere.
Per questo motivo rappresenta, per la camorra, un ostacolo, un pericolo da eliminare. Solo nel 2003 le rivelazioni dei pentiti, a partire dal capoclan La Torre, fatte emergere dalle indagini del pm Raffaele Cantone, permettono di ricostruire i fatti. Giacomo Diana, prestanome e consigliere, scelto da La Torre per entrare nella clinica della vittima, decide la morte del politico. Il pm Cantone ha ricostruito cosa accadde la sera dell’11 luglio del 1990. Nugnes è attirato in un tranello mortale: mentre la vittima si trova nella sua azienda agricola, un uomo lo va a prendere e lo porta in una masseria nella zona di Falciano. Qui incontra Augusto La Torre che, chiamato il suo sicario di fiducia, Girolamo Rozzera, ordina l’assassinio. Esplodono tre colpi alla tempia ed un ultimo per mano del boss che vuole essere certo della morte di Nugnes.
Il cadavere viene caricato su un’auto e portato nella zona dove si trova un pozzo profondo oltre 40 metri. Qui è gettato. A distanza di 15 anni il boss pentito Augusto La Torre ha svelato il macabro mistero. Il pm Cantone ha chiesto e ottenuto 7 ordinanze di custodia.