La carcassa di un palazzo franato giù in un lampo, dal quale si scorge il mare. Un plebiscito di dediche e dolore, sincero e partecipato, continuano ad abbracciare quello che resta delle 8 vite divorate dal macerie, durante il crollo che ha coinvolto l’ala del palazzo collassato a Torre Annunziata, all’alba di venerdì 7 luglio. Un’alba che la comunità oplontina non dimenticherà facilmente per quanto è devastante il dolore che ha solcato nelle coscienze di un’intera cittadina e non solo.
A Torre Annunziata regnano sgomento e inquietudine, dolore e paura, mentre tra le macerie si fanno spazio i primi, macabri retroscena utili ad orientare le indagini della magistratura che si accavallano alle storia dei defunti.
Vite normali, persone semplici e comuni, portate vie da una folata di calcinacci, in un lampo.
Su quelle 8 morti, aleggia lo spettro della camorra.
Ancora incerte le dinamiche che avrebbero determinato l’insorgenza del crollo: c’è chi sostiene che quella palazzina avrebbe dovuto accogliere un b&b, chi, invece, sostiene che era destinato a fungere da Spa.
Fonti al vaglio della magistratura, raccontano che sarebbe stato sradicato un albero e un muro perimetrale abbattuto.
C’era un giardino di quasi cento metri quadri che stava trasformandosi in qualcosa d’altro, forse di più commerciale, al secondo piano, nell’ala del palazzo collassato a Torre Annunziata. Un’ampia area verde e parzialmente ombreggiata, sebbene lasciata a lungo incolta, doveva accogliere tutt’altri progetti e, invece, adesso ospita le macerie che hanno ucciso otto persone, nel crollo di Rampa Nunziante.
L’inchiesta mira a far luce proprio su queste “zone d’ombra”: a quale funzione stava andando incontro quel giardino, forse destinato a diventare un piccolo centro estetico, in parte coperto, con una vasca da integrare. Di certo, erano in corso dei lavori in quel vecchio orticello.
Intanto, durante la giornata di martedì 11 luglio dovrebbero cominciare le autopsie, tra mercoledì e giovedì i funerali che probabilmente verranno celebrati in forma pubblica allo stadio Giraud di Torre Annunziata.
Il dovere della magistratura e della pubblica opinione è di mantenere accesi i riflettori su quella palazzina squarciata da un solo e letale sussulto, fino a quando non saranno consegnati alla giustizia terrena un nome e un volto responsabili della tragedia che in una calda mattina d’estate ha spazzato via tre famiglie. L’altro dettaglio in mano agli investigatori è che questa ampia unità immobiliare, casa più giardino, è stata venduta dalla proprietaria, Rosanna Vitiello (moglie dell’avvocato Massimiliano Lafranco, con studio noto in città e non nuovo a operazioni immobiliari), a un nuovo acquirente, Gerardo V. La compravendita risalirebbe allo scorso maggio, appena due mesi fa. Il nuovo padrone di casa, il signor V., d’altro canto, è un imprenditore conosciuto in zona, si occupa anche di auto e compravendita di vetture di lusso. Allo stato attuale è l’unica persona che può chiarire verso quale direzione erano incanalati i lavori in corso in quella palazzina e che, probabilmente, hanno causato la morte di 8 persone.