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9 luglio 2009: la camorra uccide per errore Nicola Nappo, un fabbro 23enne

Redazione Napolitan di Redazione Napolitan
9 Luglio, 2017
in Da Sud a Sud, In evidenza
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9 luglio 2009: la camorra uccide per errore Nicola Nappo, un fabbro 23enne
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nicola-nappo1 Poggiomarino, 9 luglio 2009 – Un giorno segnato da un inferno in pieno centro, a pochi passi dal municipio: sotto i colpi dei killer è finito un fabbro di 23 anni, Nicola Nappo, incensurato. La vittima è stata ammazzata sotto gli occhi della fidanzata all’uscita di un bar.

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L’agguato è avvenuto poco dopo le 22 e 30. Un agguato di chiara matrice camorristica, ad agire due sicari che erano seduti su una panchina in prossimità della piazza che si sono poi avventati sulla vittima, esplodendogli contro diversi colpi d’arma da fuoco, per poi darsi alla fuga.

Per il giovane fabbro non c´è stato nulla da fare, inutili i soccorsi dei medici del 118. La ragazza, invece, è stata trasportata d´urgenza all´ospadale Scarlato di Scafati, dove è stata sottoposta ad un intervento chirurgico per l´estrazione del proiettile che l´ha ferita ad una gamba.

Un agguato in piena regola, ideato per uccidere un fabbro incensurato?

I conti non tornano fin dai primi rilievi per gli inquirenti che di lì a poco si troveranno a percorrere una pista che porta ad Antonio Cesarano, elemento di spicco del clan Sorrentino.

Per gli inquirenti è lui il colpevole dell’omicidio del 23enne la cui unica colpa era di somigliare al vero obiettivo dell’agguato

Antonio Cesarano è un boss della camorra dell’agro-nocerino, inchiodato da un pentito e incastrato dall’Antimafia. Avrebbe scatenato lui l’inferno di piombo che cancellò per sempre i sogni di ragazzo di 23 anni, incensurato, innocente, che con la camorra non c’entrava nulla, che aveva l’unica colpa di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato e di somigliare al reale obiettivo dell’agguato.

 

Un omicidio ordinato da Cesarano per vendicare l’onta subita dal figlio del boss schiaffeggiato durante una lite.

Nicola Nappo è a due passi da un bar, in compagnia di una ragazza di 18 anni. Ha i capelli rasati, un po’ di abbronzatura, scarpe di ginnastica e jeans. I killer sono convinti di avere nel mirino un affiliato al clan Fabbrocino, l’obiettivo da abbattere. Gli esplodono addosso una pioggia di proiettili e per Nicola non c’è scampo. Il suo corpo resta lì, a pochi passi da una panchina in pietra lavica, disteso in una pozza di sangue sulla carreggiata. La ragazza resta ferita di striscio, è sotto choc, impietrita.

Poggiomarino piomba nel terrore, la famiglia di Nicola non si spiega la tragedia, gli amici lo ricordano con una fiaccolata che scuote le coscienze e dice basta alla violenza e alla camorra. I sogni di Nicola diventano quelli di suo fratello, che dopo tre anni ne conserva ancora il ricordo attraverso un profilo di Facebook. “Io non dimentico Nicola”, c’è scritto, perché “vogliamo conoscere la verità”. Tre anni dopo c’è la svolta: un volto e un nome, Antonio Cesarano. Il boss incastrato da un pentito.

Oltre alle indagini, centrale è stato, infatti, il ruolo di un collaboratore di giustizia. Nel corso d’indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia partenopea i carabinieri hanno accertato che il 32enne pianificò e organizzò un agguato per uccidere un affiliato al gruppo camorristico dei Giugliano-Fabbrocino, attivo nelle aree di Poggiomarino e Ottaviano, che doveva essere «severamente punito» perché aveva picchiato il figlio del capo clan dei Sorrentino.

Invece nel mirino del killer, il 9 luglio 2009, a Poggiomarino, finì per errore di persona Nicola Nappo, l’ennesima vittima innocente della criminalità.

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