Acerra, 5 luglio 1998 – Antonio Ferrara è un ragazzo di 21 anni. Viene ucciso nella piazza principale di Acerra, intitolata a Falcone e Borsellino, per mano di quell’analogo volere criminale che assassinò i due magistrati.
Che si chiami mafia o camorra o che sia articolata in strutture gerarchiche e piramidali o che sia interpretata da “cani sciolti”, la sostanza non cambia, quando per “risolvere un problema”, una mano impugna una pistola o aziona un telecomando per lasciare che del tritolo esplora, per eliminare scomode vite e per lasciar intende in modo esplicito “chi comanda” e chi è “il più forte”.
Antonio non era un eroe, era solo un ragazzo di 21 anni che viveva come un ragazzo comune di 21 anni.
Quel giorno, due ragazzi diciassettenni, uno dei quali figlio di un camorrista, al termine di una lite alla quale il 21enne era del tutto estraneo, organizzarono un raid punitivo, ma sbagliarono mira, colpendo la persona sbagliata: Antonio.
I due autori dell’omicidio furono arrestati il 9 luglio. Ma questo non è servito s riportare in vita Antonio, un ragazzo di 21 anni come tanti, morto per il desiderio di vendetta di un ragazzino. La sera prima, il 17enne figlio del camorrista, aveva litigato con un altro ragazzo colpevole aver scatenato una rissa nel pieno della festa, rovinando brindisi, taglio della torta e tutto il resto. Dopo il litigio, in cui avevano rimediato anche qualche cazzotto, i due minorenni sono andati ad armarsi e sono tornati in piazza per vendicarsi.