Il 5 luglio 2017 Napoli vivrà l’ennesima giornata di effimeri e millantatori festeggiamenti: verrà conferita la cittadinanza onoraria a Maradona, dal sindaco de Magistris in persona, nel giorno in cui si festeggia il 33esimo anniversario del suo primo atterraggio tra le braccia di Partenope, nell’anno in cui si festeggia il 30esimo anniversario del primo scudetto azzurro. Prevista una grande festa in Piazza del Plebiscito di Napoli, con tanto di piano di sicurezza presentato in tempi record dagli uffici di Palazzo San Giacomo e approvato in maniera ancora più tempestiva da Prefettura e Questura. Una corsa contro il tempo per organizzare una festa di piazza, mentre nel Rione De Gasperi di Ponticelli, da ormai due anni, si attende ancora che venga dichiarato lo stato di emergenza abitativa e le famiglie rimaste ad occupare edifici che si reggono in piedi da più di 50 anni ed ulteriormente provati da continue perdite di acqua e liquami, vengano spostati in alloggi più sicuri. Poco più di 50 case ancora da assegnare nel nuovo rione, più volte vandalizzata e forzate da chi avrebbe voluto tentare di occuparle e lasciate ancora lì, vuote ed inermi, come un piatto di spaghetti fumanti sventolato sotto al naso di un mendicate.
In questo clima di emergenza, non solo abitativa, ma anche umanitaria, si fa spazio la triste storia di Rosa, una bambina di quasi sei anni, “colpevole” di appartenere ad una delle poche famiglie superstiti della prima fase di assegnazione dei nuovi alloggi nell’ambito del piano di “riqualifica” del Rione De Gasperi di Ponticelli e quindi costretta a combattere con i disagi e lo scempio introdotti dalla convivenza forzata tra appartamenti assegnati e pertanto sgomberati, – le cui porte e finestre sono state quindi tumulate per evitarne l’occupazione abusiva – ed alloggi ancora abitati.
L’appartamento in cui viveva Rosa, insieme a papà Luca, mamma Rosaria e la sua sorellina di due anni, nell’isolato 27 del Rione De Gasperi, era letteralmente circondato da “case murate” e, pertanto, le pareti erano intaccate da consistenti e continue infiltrazioni d’acqua e liquido maleodorante fuoriuscente dalle colonne fecali.
In effetti, quando hanno provveduto a tumulare gli appartamenti sfollati, gli uffici tecnici di Palazzo San Giacomo non hanno preventivato che non sarebbe stato facile riparare eventuali perdite all’interno degli alloggi murati. Le conseguenze sono prevedibili e tutte a carico di chi si vede costretto a “sopravvivere” in quegli isolati, inquietanti, sotto il profilo psicologico e pericolosi, sotto il profilo igienico-sanitario. Soprattutto per Rosa, da quando nel marzo del 2016 le viene diagnosticata la leucemia.
Il verdetto dei medici è insindacabile: Rosa, in quell’appartamento sopraffatto da condizioni inumane, non può rimanerci. La bambina deve vivere in un ambiente privo di microbi.
Inizia così il calvario dei suoi genitori che non rientrano tra le persone aventi diritto ad un alloggio comunale perché appartenenti alla categoria popolarmente denominata “sanatoria 2010”: ovvero, possono ambire ad una casa comunale solo le famiglie che hanno occupato un alloggio popolare entro il 31/12/1998, mentre la delibera che estende gli aventi diritto appartenenti a questa categoria fino al 31/12/2010 è stata bloccata. Negli isolati parzialmente sfollati nel Rione De Gasperi di Ponticelli, appartengono a questa categoria la maggior parte delle famiglie.
Quello dei genitori di Rosa è però un caso anomalo: da una parte i limiti burocratici, dall’altra la salute di una bambina. Cosa vale di più?
Mentre l’amministrazione ancora non ha individuato una risposta, i genitori di Rosa sono ospitati in una delle nuove case del De Gasperi, assegnata ad un parente che, in virtù della grave situazione in cui si sono ritrovati, gli ha temporaneamente ceduto l’alloggio.
Al momento pagano l’affitto e le spese annesse di due case, una nel De Gasperi vecchio, nella quale sanno che non potranno mai più tornare, per non mettere a repentaglio la vita della loro bambina e l’altra nel “nuovo De Gasperi”, consapevoli del fatto che si tratta di una sistemazione provvisoria che prima o poi dovranno lasciare.
E mentre continua il via vai dal Santobono-Pausilipon, dove Rosa viene costantemente ricoverata, il tormento dei suoi genitori è solo uno: trovare una sistemazione definitiva e consona alle esigenze della loro bambina.
Tutto tace sul fronte De Gasperi, mentre la situazione precipita “su tutti i fronti”.
“Una gran bella notizia è arrivata dalla Regione al termine di un percorso seguito passo a passo con il vicepresidente Bonavitacola, che ringrazio” ha dichiarato l’Assessore alle politiche per la Casa, Enrico Panini, in merito all’approvazione da parte della Giunta Regionale del bando per l’assegnazione di 40 alloggi a Via Gobetti e Piazza della Socialità per i residenti delle Vele di Scampia. “In questo modo” continua l’Assessore “avanza il progressivo svuotamento delle Vele che consentirà finalmente di abbattere ben tre dei quattro edifici rimasti. La riqualificazione completa di Scampia è alle porte e i risultati si vedono giorno dopo giorno”.
Quale destino, invece, attende gli abitanti del Rione De Gasperi?
E, soprattutto, qual è il posto che occupa nella scala dei valori di quest’amministrazione la condizione di una bambina di 5 anni malata di leucemia?
Per il momento, viene dopo la cittadinanza onoraria a Maradona e altri 40 alloggi assegnati a Scampia.
Qual è il sogno di Rosa?
Lo ha raccontato con un disegno: stare bene e tornare a giocare, come tutti i bambini e andare a vivere in una bella casa, come dovrebbe essere per tutti i bambini.