“Il diritto di satira va sempre tutelato, al pari del diritto di cronaca, ma l’autore dei manifesti 6 x 3 affissi nella città di Casarano – sui quali vengono ironicamente ritratti gli avversari del sindaco confermato ai ballottaggi di domenica scorsa – ha commesso un grave errore. Ritrarre la giornalista Marilù Mastrogiovanni non davanti ad un pc o ad una macchina da scrivere, ma in una tomba, è una scelta di pessimo gusto che suggerisce una preoccupante minaccia.
La collega, infatti, già nei mesi scorsi è stata vittima di pesanti intimidazioni da parte della criminalità organizzata al punto da essere costretta per lungo tempo a vivere sotto scorta. E, appena l’8 novembre scorso, sempre a Casarano, su iniziativa del Comune furono affissi manifesti che puntavano l’indice sul suo lavoro d’inchiesta.”
Esordisce così il comunicato diramato dall’associazione della Stampa e l’Ordine dei Giornalisti di Puglia, in seguito all’ennesima affissione di manifesti, finalizzati a minare il lavoro della giornalista salentina Marilù Mastrogiovanni, direttrice del giornale “Il Tacco d’Italia”, autrice di diverse inchieste volte a far luce sui rapporti che intercorrono tra mafia e politica nel comune di Casarano, cittadina in provincia di Lecce, nonché paese d’origine della giornalista.
La gogna pubblica alla quale è costantemente sottoposta la Mastrogiovanni, ben sintetizza le difficoltà e le avversità con le quali è costretto a confrontarsi e misurarsi un giornalista che vuole fare il “giornalista giornalista” nella sua patria. Soprattutto se gli spetta il ruolo di “voce stonata dal coro”.
Infatti, non è la prima volta che a Casarano vengono affissi manifesti finalizzati ad intimidire e/o fermare il lavoro della Mastrogiovanni: lo scorso, Casarano fu ugualmente tappezzata di manifesti in cui s’invitavano i cittadini a “reagire” al cospetto del giornalismo della Mastrogiovanni, rea di aver acceso i riflettori sui rapporti che intercorrono tra Sacra Corona Unita e alcuni consiglieri di maggioranza. Tant’è vero che in seguito all’ennesima inchiesta pubblicata dalla giornalista, in cui venivano riportate delle intercettazioni che comprovavano “la vicinanza” del consigliere di maggioranza Gigi Stefano a personaggi contigui alla malavita locale, lo stesso consigliere fu costretto a rassegnare le dimissioni.
“Il giornalismo della Mastrogiovanni è pericoloso e va fermato in tutti i modi”: affermò il sindaco di Casarano nel corso di un’intervista rilasciata alla sottoscritta, mentre si affannava a svilire l’operato della giornalista salentina, riducendolo ad una sorta di puntiglio dettato da ragioni di carattere personale e ancor più ci teneva a chiarire che “Casarano non è mafiosa”.
Stefano ha vinto il ballottaggio che ha avuto luogo domenica 25 giugno ed è stato riconfermato primo cittadino di Casarano con oltre il 60% dei voti e mentre in piazza avevano luogo i festeggiamenti, la cittadina veniva indegnamente adornata da manifesti 6×3 che ritraevano le vignette di tutti i candidati del centrosinistra sconfitti al ballottaggio da Stefano e soprattutto la Mastrogiovanni interrata in una fossa che chiede: “Remigio scrivo? Scrivo?”.
Il Remigio in questione è Venuti, ex sindaco di Casarano. Una vignetta non solo inquietante e di cattivo gusto, ma che offende l’intelligenza di una giornalista, a capo di un progetto editoriale indipendente, nonché donna avulsa da qualsiasi vincolo e condizionamento di carattere politico ed economico, nella vita, così come nel lavoro.
Una fossa, quella in cui viene ritratta la Mastrogiovanni, che vuole simboleggiare “i guai” che la sommergeranno fino al collo, in virtù della rinnovata fiducia ad un sindaco che non ha mai fatto nulla per nascondere la disistima che nutre verso la giornalista e le sue inchieste che definisce “artefatte e montate ad arte” per propinare una verità non oggettiva, ma più similare a quella che lei vorrebbe raccontare.
A prescindere da quanto decretato dalle urne, quanto accaduto dopo le elezioni di domenica scorsa a Casarano rappresenta un fenomeno socio-culturale senza precedenti che riguarda tutti i cittadini italiani e che impone alla pubblica opinione di scegliere da che parte stare.
#IoStoConMarilù