Parrocchia Santa Maria della Consolazione: parte da qui il lunedì degli “Angeli di strada di Villanova”, un gruppo di persone che, capitanate da Marcello Ciucci, si riuniscono per preparare cibi e pasti da distribuire ai senzatetto napoletani e ai “nuovi poveri”, ovvero, le persone che versano in condizioni economiche precarie e non sempre riescono a provvedere autonomamente al proprio sostentamento.
Per ciascuno di loro, l’aiuto degli Angeli di Strada è provvidenziale. Un’autentica catena di solidarietà che coinvolge diverse realtà imprenditoriali del mondo della gastronomia e della ristorazione che generosamente donano cibo, pizze, dolci, generi alimentari, acqua.
I volontari, dopo aver preparato le razioni di cibo da distribuire nei vari punti di raccolta, convergono in strada per distribuirli.
Piazzale Tecchio e via Marina: queste le due zone battute dai volontari, non a caso, quelle in cui si rileva la più alta percentuale di senzatetto.
La tappa di via Marina comprende anche una sosta all’ex mercato del pesce, in via Gianturco e alla stazione di Porta Nolana.
Sono tante e diverse tra loro le persone che attendono l’arrivo degli Angeli di Strada, accomunati dalla medesima condizione di disagio e difficoltà: italiani, extracomunitari, giovani, uomini, donne. Il ramadan riduce, in questo periodo, l’affluenza degli extracomunitari che per adempiere ai dogmi dettati dalla religione, non possono mangiare fino a quando non tramonta il sole. Inoltre, molto spesso, dopo la preghiera, gli viene donato del cibo all’interno delle stesse moschee.
Una condizione psicologica tutt’altro che facile da accettare e gestire, quella di chi si vede costretto a fare i conti con la fame e gli stenti.
E la presenza della videocamera lo sottolinea.
La maggior parte delle persone che abbiamo incontrato, non hanno voluto saperne di farsi riprendere, meno che mai di raccontarsi. Una difficoltà che ha raggiunto l’espressione più pericolosa all’interno dell’ex mercato del pesce, a due passi da via Marina, dal Loreto Mare e dagli schiamazzi del centro cittadino, dove tantissimi extracomunitari vivono in condizioni indicibili, tra ammassi di calcinacci, polvere e cumuli di rifiuti, abiti, coperte.
Materassi che fungono da pareti divisorie tra un “appartamento improvvisato” e l’altro, tendine aggrappate a corde che fungono da box doccia, per consentire quantomeno alle donne di lavarsi senza rinunciare ad un minimo di privacy, l’acqua per la doccia viene riscaldata su un fuoco, appiccato servendosi di legna ed altro materiale combustibile, utilizzato anche per cuocere del cibo.
Un clima reso invivibile da condizioni igienico-sanitarie più che inumane ed inasprito dalla diffidenza delle persone costrette a vivere lì.
La fiducia è la chiave di tutto ed è alla base di tutto: i poveri, i disagiati che vivono lungo le strade di Napoli, ci guardano con una diffidenza pari, se non superiore, a quella che tendiamo a rivolgergli noi per primi.
In via Granturco ho conosciuto Amadù, un giovane e volenteroso extracomunitario, giunto in Italia nel 2009 e che definisce gli Angeli di strada “la sua famiglia”. Amadù, a dispetto del colore della sua pelle, è una mosca bianca che accoglie con gratitudine il provvidenziale aiuto di Marcello e degli altri volontari, ma che sa anche tendere la mano agli altri extracomunitari che giungono dalle nostre parti, agevolandone l’integrazione e segnalandogli i posti in cui recarsi per trovare lavoro. Un raro esempio di umanità, di quel genere di umanità con la quale non siamo abituati a relazionarci nella vita ordinaria.
Ogni lunedì sera, i volontari che partono da via Manzoni, si confrontano con persone, storie, dinamiche ed emozioni sempre diverse e mai banali. Tantissime persone che abbiamo incontrato durante la consegna dei pasti gli hanno semplicemente chiesto del sapone o un ricambio intimo, per patire di meno “la vergogna del caldo” che li costringe a puzzare, anche se loro per primi avvertono il desiderio di farsi una doccia in più.
Di certo, la realtà che toccano con mano gli Angeli di Strada racconta una Napoli che appare tutt’altro che una città dedita all’accoglienza…