Un vasto incendio ha divorato in brevissimo tempo le sterpaglie che costeggiano via Bartolo Longo, arteria di congiunzione tra Ponticelli, quartiere orientale della periferia di Napoli e San Giorgio a Cremano, creando notevoli disagi in termini di viabilità, per effetto della massiccia colonna di fumo provocata dalla combustione di rami e foglie secche, esponendo, inoltre, le abitazioni prossime alle fiamme al rischio di evacuazione.
Una scena tutt’altro che inedita nel quartiere, quando inizia a far caldo sul serio. Le aree maggiormente propense ad andare incontro a questo genere di “incidenti”, non di rado di natura dolosa, sono quelle in cui si annidano fitti capannelli di erba incolta e rifiuti. Molto spesso, sono gli stessi abitanti del posto che, esasperati dalla presenza di animali ed insetti che si annidano tra le sterpaglie, appiccano roghi per “risolvere il problema”.
In altri casi, dietro quelle fitte colonne di fumo, si annida un vero e proprio business. Quello peculiare dei campi rom, per intenderci, dove gli abitanti dei villaggi vengono pagati per smaltire rifiuti di vario genere. Un business redditizio per tutti, tranne che per la salute dei cittadini.
Un modus operandi che in estate torna in auge, soprattutto a ridosso delle discariche a cielo aperto, dove il “letale” mix tra la siccità e l’insorgenza di una scintilla “accidentale” appare una scusa plausibile, ma non sufficiente a giustificare un incendio di portate tanto vaste, come quello insorto lungo via Bartolo Longo.
Il parco nazionale del Vesuvio, in tal senso, è oggetto di attenzioni ancora più “particolari”. Durante la stagione più calda dell’anno, molteplici incendi hanno distrutto interi ettari di vegetazione, comportando danni non solo di carattere ambientale.
L’ultimo, in ordine cronologico, è sopraggiunto poche ore dopo quello insorto a Ponticelli, in via Novelle Castelluccio ad Ercolano, in un’area che accoglie diverse cave.
Di certo, il dato che risalta all’occhio è che le montagne e le colline che vanno incontro al fenomeno sono quelle turisticamente più appetibili, legittimando delle motivazioni ben diverse alla base del dolo, rispetto a quelli che insorgono nelle realtà di periferia.
Nella maggior parte dei casi, si tratta di incendi dolosi. L’uomo odia la natura e la distrugge o, semplicemente, la logica del business primeggia sul rispetto per l’ambiente. I costi da sostenere per sedare un incendio rappresentano un aspetto tutt’altro che trascurabile, se si desidera realmente far luce sulla faccenda.
L’unico aspetto certo è che, nelle ultime ore, numerose colonne di fumo si sono elevate da diversi punti topici della periferia. E l’estate non è ancora ufficialmente arrivata…
Foto: Pietro Di Marco