Questa è la storia di Umberto, un ragazzo di 14 anni di Eboli, cittadina in provincia di Salerno, che frequenta il liceo artistico Carlo Levi.
Umberto è un uomo, ma si veste come una donna, si trucca come una donna, si sente una donna. Non si vergogna del suo desiderio di voler appartenere all’altro sesso, non nasconde la sua anima femminile e ha iniziato anche delle cure ormonali per diventare donna.
Umberto viene seguito da uno psicologo di Salerno che si prende cura di lui sotto il profilo psicologico, nel corso del Travagliato percorso che porta il corpo di un uomo ad assumere le sembianze più consone a quell’anima di donna.
La vita tra le pareti domestiche prosegue tranquilla ed indisturbata per l’adolescente: la madre ha compreso la sua scelta e la rispetta.
Tutt’altro scenario, invece, quello che Umberto è costretto a vivere tra i banchi di scuola. I suoi compagni lo deridono e lo insultano quando in classe si presenta con il rossetto, le treccine ed ogni ornamento femminile. La vita pubblica del giovane è diventata un inferno, contornato da insulti costanti e incessanti.
Di recente ha subito il colpo che lo ha fatto crollare: è andato ad una festa in discoteca e qui ha ballato con alcuni amici, dopodiché un suo compagno di scuola un lo ha insultato su Facebook e lui è crollato emotivamente.
Umberto ha pubblicato un post in cui esprimeva la chiara l’intenzione di farla finita, di togliersi la vita. Le reazioni sono state disparate, ma prevalentemente molti ebolitani hanno chiesto al 15enne di lottare e vincere la sua battaglia e di non farsi abbattere dall’omofobia e dal bullismo.
I carabinieri hanno così aperto un’inchiesta che parte spada tra la diffamazione e l’istigazione al suicidio. I militari sono pronti a denunciare chiunque ingiuri il giovane Umberto, una condanna morale è arrivata anche da Rebecca De Pasquale, trans ebolitano che ha partecipato al Grande Fratello e che ha denunciato la vicenda attraverso il suo profilo facebook.
È così che la sua storia è diventata virale e anche i carabinieri sono intervenuti per comprendere cosa sia realmente successo.
Una storia di disperazione e coraggio che mostra entrambi i volti della rete: quello che uccide e quello che salva.
Il web: un mondo che agglomera il meglio e il peggio della società, amplificati all’ennesima potenza. Così, non di rado accade che il bullismo che si consuma tra i banchi di scuola, si tramuta in cyberbullismo, una volta scrollate le cartelle. Odio ed insulti dati in pasto alla rete, assumono una connotazione ancor più devastante: tutti leggono, tutti sanno, tutti conoscono, anche gli sconosciuti. L’insulto e la vessazione diventano un fatto di dominio pubblico che umilia, mortifica ed esaspera la vittima.
Eppure, Umberto e il suo forte desiderio di esprimere liberamente la su essenza femminile, tra le strade di un paese bigotto e impreparato ad accogliere i colori della sua vita arcobaleno e che per sentirsi meno inadeguati, avrebbero voluto incupire, ci ha insegnato che il web può e sa rivelarsi anche una efficace e rigenerante fonte di solidarietà dalla quale attingere la forza per risalire la china, invece di continuare a sprofondare, sotto quell’impietosa svantaggiata di insulti.
Quella forza che è mancata a Tiziana Cantone, prima vera vittima sacrificale della violenza che nasce dal web per risucchiare una vita che, pur di sfuggire all’incubo della vessazione, si rifugia in uno scantinato e si toglie la vita, impiccandosi con un foulard, uno di quelli che con orgoglio, Umberto deve sfoggiare nella sua vita ordinaria. Inconsapevolmente, anche per onorare la memoria di Tiziana.