Poco più di 24 ore dopo l’omicidio di Salvatore Gala, il gioielliere trovato ucciso nel suo negozio lo scorso 9 maggio a Marano, in provincia di Napoli, i carabinieri di Giugliano in Campania hanno dato mandato ai colleghi di Ischia di prelevare un uomo che è stato trovato nell’Hotel Oriente a Ischia Porto e trasferito a Napoli a bordo di un traghetto. L’uomo è stato poi condotto nella caserma a Giugliano.
La rapina sembra la pista più probabile per cercare di spiegare l’omicidio di Gala, 43 anni, separato e padre di una bimba di 7 anni, trovato esanime nel suo negozio in via Merolla, nel centro della cittadina alle porte di Napoli, riverso a terra, bocconi, in una pozza di sangue. Il negozio era a soqquadro e la cassaforte aperta e vuota.
I militari dell’Arma vagliano ogni possibile pista, compresa quella legata ad aspetti personali della vita dell’uomo, anche se quella della rapina sembra la più probabile.
Il gioielliere potrebbe essere stato ucciso la sera dell’8 maggio, quasi in coincidenza con l’orario di chiusura del negozio, e poi la saracinesca potrebbe essere stata abbassata dall’omicida per guadagnare tempo per la fuga. Salvatore Gala sarebbe stato ucciso con uno o più colpi di pistola. È quanto emerge dalle prime fasi delle indagini condotte dai carabinieri e sulle quali viene mantenuto uno stretto riserbo.
I militari dell’Arma hanno ascoltato a lungo i familiari del gioielliere, l’ex moglie, la madre e la sorella per ricostruire le ultime ore di vita dell’uomo. La salma è a disposizione del medico legale per l’autopsia. Secondo quanto si è appreso, l’uomo sarebbe stato ucciso da un colpo di pistola che lo ha raggiunto alla tempia sinistra, ma tra le piste di indagine non c’è quella di un suicidio anche perchè l’arma non è stata trovata. Elementi utili alle indagini potrebbero venire dalle immagini di videosorveglianza dei negozi vicini e in strada, mentre, secondo indiscrezioni, non ci sarebbero riprese di quanto accaduto all’interno della gioielleria perchè è stato rimosso un convogliatore di rete che inviava le immagini della telecamera interna al pc del sistema di videosorveglianza; pc che, peraltro, potrebbe essere stato già spento al momento in cui il 43enne è stato ucciso.