Il cantante neomelodico catanese Niko Pandetta, torna a far parlare di sé.
Il giovane siciliano, classe 1991, è diventato celebre grazie ad alcuni testi dedicati ai detenuti, soprattutto a quelli che versano in regime di 41 bis.
Una carriera che nasce in salita, quella di Vincenzo, in arte Niko, che all’età di 20 anni viene arrestato per rapina e spaccio di stupefacenti. Quattro anni dopo, mentre era sottoposto agli arresti domiciliari si fa pizzicare dalle forze dell’ordine, mentre, grazie al supporto di due complici, era intento a spacciare droga: Pandetta si affacciava dal balcone dell’appartamento al primo piano in via Plebiscito a Catania, dove stava scontando la pena e lanciava ai due compari degli involucri contenenti la droga da smerciare; questi ultimi provvedevano a venderla ai clienti in transito.
Oggi, Niko Pancetta, 26 anni compiuti lo scorso 13 marzo, è una delle star neomelodiche più acclamate del sud-Italia. Il cantante, solitamente, inizia i suoi video rivolgendosi agli “ospiti dello Stato” e anche a chi “purtroppo sta al 41-bis.” “L’ispiratore” dei suoi versi è zio Turi, alias Salvatore Cappello, un boss recentemente condannato al carcere a vita.
Lo scorso 5 maggio, i Carabinieri della Compagnia di Catania Piazza Dante hanno arrestato in flagranza di reato i pregiudicati catanesi Orazio Campagna, 28 anni, e Vincenzo Pandetta, 26 anni, poiché ritenuti responsabili di resistenza a pubblico ufficiale.
Infatti, nel corso della notte tra il 5 e il 6 maggio 2017, i militari del Nucleo Operativo, nel corso del controllo del territorio, hanno intimato l’alt ai due, mentre percorrevano Via Vinciguerra a San Cristoforo in sella ad un Honda SH 300.
Il conducente del motociclo era proprio il noto cantante neomelodico che non ottemperava all’intimazione, fuggendo per le vie circostanti.
La fuga è terminata in Via Cordai dove i due sono stati raggiunti ed ammanettati. La consequenziale perquisizione del mezzo consentiva il rinvenimento di un’arma giocattolo, riproduzione fedele di una mitraglietta HK, priva del previsto tappo rosso.
L’arma è stata sequestrata come lo scooter risultato senza copertura assicurativa. Questa la versione dei fatti delle forze dell’ordine.
Tutt’altra verità, invece, è quella che il cantante sta riportando attraverso i social. La vita di Niko, infatti, prosegue indisturbata, tra dirette facebook e date di imminenti concerti, uno dei quali, lo vedrà esibirsi prossimamente a Catania, insieme al cantante neomelodico Anthony, diventato papà il mese scorso, i cui testi sono stati spesso accostati agli scenari malavitosi napoletani.
All’indomani dell’arresto, Niko Pandetta si serve dei social per fornire ai fan la sua versione dei fatti: nell’ambito di una diretta facebook, definisce una “minchiata” quanto accaduto la notte precedente e invita i fan a condividere il suo “live” per divulgare la “sua verità”.
Inoltre, specifica ai fan di non contattarlo su whatsapp, perché gli hanno sequestro il telefono cellulare da una settimana.
“Sono tutte cazzate, mi hanno denunciato a piede libero per una cazzata, senza fare niente… non è colpa mia, era con un amico mio senza patente” spiega il cantante nel corso della diretta tenuta sul popolare social e, inoltre, racconta di essere stato investito da uno scooter, giustificando così i punti di sutura al naso e al labbro.
Inizia a parlare in siciliano con il cugino, il quale gli fa notare che in molti lo stanno attaccando sui social, ironizzando gli dice che gli stanno facendo pubblicità “pubblicando le sue cose”. Poi, dopo una rapida comunicazione in siciliano serrato, Niko interrompe la diretta, partita dallo stesso profilo facebook che, tra le immagini in evidenza, esibisce lo screeenshot dell’articolo pubblicato proprio sul nostro giornale nel gennaio 2017, dove si ricostruisce il legame che intercorre tra i testi delle canzoni di Niko Pandetta, Zio Turi, ovvero il boss Salvatore Cappello e la camorra napoletana.