Il commissario Roberto Mancini è un eroe moderno, morto per mano di un cancro diagnosticato mentre stava portando avanti le indagini sullo smaltimento dei rifiuti tossici in Campania, nelle zone ormai diventate celebri con il nome di “terra dei fuochi”.
Mafia, camorra, massoneria e politica si sono intrecciati in modo tale che ancora oggi è difficile trovare tutti i nomi dei responsabili della dell’avvelenamento di queste terre.
La storia di Roberto Mancini, poliziotto della Terra dei Fuochi, irrompe per la prima volta nelle case degli italiani, quando Nadia Toffa intervista l’agente per Le Iene.
Quando il commissario Mancini, “vittima del dovere”, è entrato in Polizia di Stato, era il 1980. Fin da subito è chiara a tutti la passione per il suo lavoro e l’onestà che lo condurrà a sfidare più volte i poteri forti per tutelare i diritti dei cittadini.
Entra nell’anticamorra della Criminalpol nel 1986, porta avanti diverse indagini sui clan Moccia, che lo condurranno nel basso Lazio. Fece parte anche della squadra Catturandi, partecipando alle indagini che portarono all’arresto di Salvatore e Ciro Mariano, esponenti del clan dei Quartieri spagnoli di Napoli.
Nel 1994 l’agente inizia ad indagare sui Casalesi ed è in questo periodo che entra in contatto con l’ecomafia della Campania. La Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, nel 1996, riceve tutti i documenti delle ricerche portate avanti dal poliziotto che aveva scoperto il disastro ambientale causato dai rifiuti tossici. Come rivela il libro “Io, morto per dovere” sulla vita di Roberto Mancini, al centro delle sue indagini sulla Terra dei Fuochi ci sono numerosi esponenti della camorra, che intrattenevano rapporti con l’avvocato Cipriano Chianese.
Prima che lo scandalo dei rifiuti tossici fosse scoperto dall’agente-eroe, nel 1992 il boss pentito Nunzio Perrella aveva già avvertito gli inquirenti che stavano svolgendo alcune indagini parallele. Le parole di Perrella “La monnezza è oro, dotto’, e la politica è una monnezza” avevano annunciato quello che da lì a poco si sarebbe scoperto essere uno dei più grandi disastri nazionali italiani.
Il commissario Roberto Mancini forma quindi una squadra di pochi ma valorosi agenti per condurre le sue indagini, nonostante l’incredulità generale di quanti non sospettavano minimamente del disastro ambientale su cui camminavano.
Il primo passo importante per le indagini sui rifiuti tossici della Campania è stato quello di smascherare l’avvocato Chianese, che si rivelò essere un vero e proprio “broker dei rifiuti”: gestiva il rapporto con le aziende e organizzava il trasporto e lo sversamento dei rifiuti nelle discariche. Il poliziotto scava personalmente nelle terre avvelenate, scopre dell’esistenza di fossi avvelenati da rifiuti nucleari e produce un’informativa di diverse centinaia di pagine che è rimasta sepolta per numerosi anni. Nelle diverse dichiarazioni che ha rilasciato, come nell’intervista a Le Iene Roberto Mancini sulla Terra dei Fuochi dichiara: “NeL 1996 portammo il pentito Carmine Schiavone in volo sul casertano e individuammo un allevamento di bufale i cui terreni erano contaminati. Sequestrammo cinque siti, a distanza di due ore la camorra ci bloccò la strada che portava in quei luoghi con cumuli di monnezza. Sapevano tutto, erano potentissimi. Interravano i rifiuti a 20 metri, ma i carotaggi sono stati fatti a sette metri, dove c’era solo terra di riporto“.
Nel 2002 gli viene diagnosticato un linfoma non Hodgkin.
Il Comitato di verifica del ministero delle Finanze certifica che il suo tumore del sangue dipende da “causa di servizio”.
Ma l’indennizzo è di 5mila euro. Il poliziotto, dopo aver ricevuto un indennizzo, presenta quindi una richiesta di risarcimento danni, ma la Camera però esclude “una qualsiasi responsabilità risarcitoria”.
Anche se si sapeva chi è Roberto Mancini e quanto è stato prezioso il suo contributo per le indagini sui rifiuti tossici, non è stato possibile evitare che l’agente iniziasse un ennesima lotta per il riconoscimento dei propri diritti. Roberto Mancini è morto il 30 aprile 2014, all’età di 53 anni. Aveva una moglie e una figlia.
La storia del poliziotto che ha scoperto la Terra dei Fuochi è stata raccontata nella fiction prodotta da Rai 1 “Io non mi arrendo” con Beppe Fiorello nel ruolo di Roberto Mancini.