Salerno, 27 marzo 1981: Dino Gassani: il coraggio di morire per la toga.
Così; inciso nel bronzo di una targa, l’Ordine Forense di Salerno ricorda, nella sala del Consiglio, il sacrificio dell’indimenticabile collega. Ma non tutti conoscono la sostanza del suo martirio. L’avvocato Gassani difendeva tal Biagio Garzione, imputato di omicidio volontario insieme a noti esponenti della criminalità vesuviana, fra i quali il famigerato boia delle carceri Raffaele Catapano. Il Garzione, uno dei primi pentiti della recente cronaca giudiziaria, confessò il delitto e chiamò in correità il Catapano, con una drammatica dichiarazione, ricca di particolari, a volte raccapriccianti. Dino Gassani era nel suo studio, al Corso Vittorio Emanuele, quando gli si presentarono due clienti per incaricarlo di un’importante difesa penale, ma i cosiddetti clienti erano emissari di Catapano, che, pistole alla mano, gli chiesero di intervenire presso il Garzione per una ritrattazione dell’accusa.
Gassani rifiutò sdegnosamente ogni imposizione e fu ucciso al suo posto di lavoro, insieme al suo fedele segretario, Pino Grimaldi. Prima di morire, negli ultimi attimi terribili della minaccia, Dino scrisse su un foglio che aveva davanti: “non posso perdere mai la mia dignità”. Egli pose la sua dignità al di sopra della sua vita. Sarebbe stato facile fare una mezza promessa, mostrare un assenso anche parziale, ma Egli non volle neppure sacrificare il valore dei propri principi morali. Il richiamo a Socrate è immediato e trasparente. Quando i discepoli lo invitarono a fuggire da Atene per sottrarsi ad una condanna ingiusta, Egli preferì bere la cicuta piuttosto che violare quelle Leggi che avevano contribuito a formare e che aveva sempre difeso. Gassani come Socrate: coerenza, fedeltà ai principi. Dino Gassani fu un grande avvocato, ricco di dottrina giuridica e di passione forense, uno degli ultimi esponenti dell’eloquenza Salernitana che si ispirava alle forme di Mario Parrilli, Camillo de Felice, Manlio Serio.
Pino Grimaldi era il segretario di Dino Gassani, ma soprattutto un familiare aggiunto della famiglia Gassani; giunse allo studio quando era ancora un ragazzo, dopo una breve esperienza nella Polizia di Stato. Era l’ombra del grande penalista e molti ancora oggi lo ricordano sempre presente nella vita professionale e politica del grande penalista e della sua famiglia. Diceva sempre ” io morirò con l’avv. Gassani”, quasi un presagio: infatti egli morì nel lontano 27 marzo 1981 assassinato nello studio unitamente al grande penalista nel tentativo disperato di salvarlo.
Pino Grimaldi amava come dei figli Gian Ettore e Gino Gassani con i quali aveva un rapporto genitoriale e la sua morte è, e sarà sempre un dolore incancellabile per la famiglia Gassani. Dino Gassani lo amava come si può amare un figlio. Era sempre sorridente, sempre disponibile con tanto entusiasmo e gioia di vivere. Pino Grimaldi è stato un martire: morì per difendere Dino Gassani il quale non si piegò alle minacce della camorra che lo volevano far desistere dalla difesa di un processo importante. Oggi Dino Gassani è un mito autentico, ma insieme a Pino Grimaldi.