Il 21 marzo è ormai la data “ufficiale” in cui si celebra la giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.
Una celebrazione tanto insolita quanto partecipata, quella che ha avuto luogo a Casarano, cittadina in provincia di Lecce tra le cui mura si respira un clima senza precedenti storici.
Per capire cosa sta accadendo è necessario andare a ritroso nel tempo e ricordare i fatti che si sono avvicendati verso la fine del 2016: Gianni Stefano, il primo cittadino di Casarano, lo scorso 8 novembre ha fatto affiggere in paese manifesti pubblici dai contenuti molto espliciti, nei quali definiva “false” le informazioni pubblicate dalla giornalista Marilù Mastrogiovanni su Il Tacco d’Italia, il giornale online di cui è direttrice, invitando la cittadinanza a “reagire”.
Il sindacato dei giornalisti, l’Assostampa e la FNSI, definirono quel gesto “un’inaccettabile gogna mediatica”, invitando il primo cittadino a ritirare immediatamente i manifesti.
L’inchiesta presa di mira ricostruiva l’ascesa criminale, gli affari e i legami del boss locale, Augustino Potenza, considerato dalla Direzione Nazionale Antimafia esponente di spicco della Sacra Corona Unita.
La Mastrogiovanni, “la Marilù”, come la chiamano gli abitanti del basso Salento, quell’inchiesta l’ha pubblicata il 3 novembre, in seguito all’omicidio di Augustino Potenza, raggiunto da una raffica di kalashnikov nel parcheggio di un supermercato di Casarano, il 26 ottobre del 2016. La giornalista descrive con quali “complicità” sono mantenuti nella gestione del Comune i beni immobili di Potenza, sequestrati nel 2006 (e poi definitivamente confiscati) quando fu arrestato e rimase in carcere per sei anni.
La direttrice del giornale Il Tacco d’Italia, Marilù Mastrogiovanni, nei giorni scorsi ha ricevuto palesi e volgari minacce su facebook da parte di un consigliere comunale Loris Luigi Stefano, in seguito alla pubblicazione di un altro articolo che porta la firma della giornalista salentina, in cui vengono riportati stralci di intercettazioni del 2012 e dell’anno successivo che, in prima battuta, erano state inspiegabilmente archiviate, nonostante gli espliciti contenuti che comprovano il feeling che intercorre tra costui e la Sacra Corona Unita. Il suddetto consigliere, esponente della maggioranza, si è poi dimesso.
Questo il clima in cui folti gruppi di scolaresche e cittadini di Casarano hanno sfilato per le strade della cittadina, per ricordare le vittime innocenti della criminalità, per rivendicare il desiderio di vivere nel segno della legalità.
Lo scorso 21 marzo, nel corso della suddetta manifestazione, il sindaco di Casarano, Gianni Stefano, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni:
Qual è, secondo lei, l’espressione di legalità che nella vita ordinaria circola per le strade di Casarano?
“Il sacrificio di tante famiglie, di tanti cittadini che con onestà portano avanti gli impegni della vita quotidiana. Credo che quella sia la più bella espressione di questa comunità che nonostante le difficoltà, nonostante le intemperie della vita, riesce ad andare avanti e riesce a farlo attraverso tante persone che rispettano le leggi, rispettano il convivere civile. È chiaro che accanto a questo dobbiamo prendere atto che esiste anche la pianta del malaffare, esiste la criminalità organizzata che è si è fatta sentire ultimamente, è ritornata a farsi sentire nella nostra città. Questo non significa che tutta la città è collusa che tutta la città è mafiosa. Credo che la manifestazione di oggi rappresenti questo germe di reazione nei confronti di tutto questo e che siano le nuove generazioni a prendere coscienza, credo che sia il fatto più importante che possa accadere in una comunità. Per cui io vedo positivo il futuro, nel senso che la mafia o i tentativi di infiltrazione e di collusione nella società civile non avranno gradi spazi, perché è una comunità che ha già reagito in passato con gli omicidi di qualche decennio fa, la città ha saputo reagire per un certo tempo, poi chiaramente è ritornata all’attacco la criminalità organizzata, sino agli episodi che si sono verificati sul finire dell’anno scorso, però la città ha in sé gli anticorpi per reagire a tutto questo.”
La settimana scorsa è successo qualcosa che ha colpito in maniera diretta questo comune nel suo assetto: un consigliere comunale si è dimesso, in seguito ad una prova schiacciante di infiltrazione e collusione con la Sacra Corona Unita. Qual è la posizione dell’amministrazione nei confronti di questo dato di fatto “abbastanza” grave?
“L’amministrazione non ha avuto modo di conoscere determinati fatti, se non attraverso le notizie di stampa. Notizie di stampa che, per il vero, non voglio commentare, per il fatto che molto spesso, – non mi riferisco a quella notizia, ma ad altre – sono state utilizzate per determinate tesi personali, richiamando fatti e situazioni non rispondenti al vero. Nel momento in cui questo consigliere comunale ha reagito in quel modo, io non ho avuto il minimo dubbio su quello che doveva succedere. Nel senso che se non le avesse presentate lui le dimissioni, sarei stato io a chiederle in maniera molto forte, perché ritengo che in nessun caso possa essere giustificato un atteggiamento del genere da chi rappresenta le istituzioni. Ci sono modi e luoghi dove si possono tutelare i propri diritti e far valere le proprie ragioni, quello scelto dal consigliere comunale è il modo più sbagliato per poterlo fare e l’amministrazione comunale lo ha condannato in più modi: prendendo le distanze da del consigliere comunale, condannando quanto il consigliere ha fatto.”
Quello che lei dice in merito a “un giornalismo di parte”, in qualche modo è quello che la porta a diffondere in pubblica piazza dei manifesti che sono stati molto attaccati e balzati agli onori della cronaca, proprio perché attaccavano una giornalista in maniera diretta. Una giornalista che, tra l’altro, è stata più volte minacciata dalla Sacra Corona Unita…
“Ritengo che in questa, come in tutte le questioni della vita, non si possa prescindere dalla verità e dalle notizie certe. Per cui, chi fa giornalismo o chi fa qualsiasi cosa, prescindendo dalla verità, non partendo da quelli che sono i dati di fatto inconfutabili, non credo che faccia un buon servizio, né in ambito giornalistico né in altro. È successo che si è ripetuto nelle varie inchieste giornalistiche di questa giornalista che ha riferito di cose non rispondenti al vero, documentate con atti dell’amministrazione. Da ultimo, nell’ultimo rapporto, quello che riguarda il consigliere comunale, si fa riferimento ad un iter autorizzativo di un impianto di compostaggio, dove si afferma che l’istanza autorizzativa aveva avuto tutti i pareri favorevoli da parte delle istituzioni, cosa che non risponde sicuramente al vero. Non esiste un solo parere favorevole, esistono tutti pareri sfavorevoli espressi nella conferenza di servizi tenuta dalla provincia di Lecce. Per cui, la nostra non è una posizione contro la giornalista, ma contro un modo di fare giornalismo e contro un sistema: quello di svendere l’immagine di una città che, come dicevo prima, fa fatica a risalire la china, fa fatica a superare la crisi economica, pur riconoscendo il problema della criminalità non si può generalizzare, non si può buttare un intero tessuto economico, assolutamente sano nella sua gran parte, dicendo e generalizzando che tutto costituisce mafia e che tutto costituisce illegalità. Mi sembra che sia un fenomeno assolutamente importante da stoppare in qualsiasi modo. Non si può usare la propria pressione, la propria attività con queste cose. Se si parte dalla verità, raccontando la verità, nessuno può dire nulla, ma se si parte alterando tutto questo, mi sembra che non sia un buon servizio per tutte le comunità.”
È anche vero che agendo in quel modo, si rischia di isolare o sovraesporre una persona a un pericolo. Nel momento in cui si fa il nome e il cognome di una persona pubblicamente in maniera così diretta e mirata, molto probabilmente si sta creando un meccanismo che può essere molto pericoloso per l’incolumità di una persona, tant’è vero che oggi la Mastrogiovanni rischia di finire sotto scorta:
“La finalità di quel manifesto era difendere la comunità dalle insinuazioni fatte da quei servizi giornalistici. Lo stesso discorso vale in chi semina, attraverso un’informazione artefatti, delle cose non rispondenti a verità, perché se è vera da una parte è vera anche dall’altra. Io in qualità di sindaco ho il dovere di tutelare la comunità che conosco molto bene e so quanta gente onesta c’è e quanta gente fatica a portare avanti con onestà la propria famiglia. Per cui quel manifesto non era indirizzato contro quella persona, ma contro un modo di fare giornalismo, contro un modo di tentare di dare un contributo alla risoluzione del problema della legalità, perché io do il massimo della considerazione a tutti coloro che s’impegnano in questo ambito, però va fatto senza prescindere da delle cose che sono fondamentali, se non partiamo alla realtà e dalla verità, cosa andiamo a raccontare o cosa andiamo a fare? Mi sembra che tutto il resto cada.”
Però, “forse”, sarebbe più sano ed educativo per una comunità, un manifesto che condanna in maniera aperta la mafia e la Sacra Corona Unita..
“Lo abbiamo fatto, non ci può essere addebitato questo, perché lo abbiamo fatto in tutte le occasioni, in tutte le circostanze. Siamo presenti in ogni occasione in cui si parla di legalità, in cui si parla di reagire alla mafia.”
Quindi, secondo lei, l’operato della Mastrogiovanni non guarda alla legalità?
“No, non sto dicendo questo. Dico che se l’operato della Mastrogiovanni parte da situazioni che non rispondono al vero, tutto quello che viene detto successivamente non ha valore.”
Non penso che un giornalista possa utilizzare “la sua arma” non partendo “almeno” da un dato di fatto: “le faccio degli esempi concreti e pratici. Oggi siamo vicini ad un bene confiscato alla mafia, dove viene affermato nelle inchieste giornalistiche della Mastrogiovanni che il comune aveva interesse a non assegnarlo. Cosa non vera, documentabile con delibere, quel bene è stato utilizzato, è stato assegnato ad una scuola, è stato assegnato alla pro loco, il terreno è stato assegnato ad un gruppo di scout. Per cui sono cose oggettivamente non vere. Quello che ha ribadito nell’ultimo servizio in cui quell’impianto di compostaggio, “nonostante i pareri favorevoli”, è assolutamente falso. Non c’era un solo parere favorevole, se non quello di compatibilità all’insediamento, rilasciato dal comune di Casarano che non poteva non essere non favorevole, perché come attività poteva essere insediata, però chiaramente bisognava avere tutti i pareri favorevoli in sede di conferenza di servizi. Hanno avuto il parere sfavorevole di Asm, di Arpa, da parte del comune, quindi, stiamo parlando di cose non rispondenti al reale o sono io che non vedo la realtà?”
In conclusione, in virtù del fatto che tutte le inchieste che la Mastrogiovanni fin qui ha fatto hanno portato a una grande mobilitazione anche nazionale, alla vicinanza e al supporto di tante persone che guardano alla legalità e soprattutto che si battono per la tutela della libertà di stampa, qual è la posizione che quest’amministrazione intende assumere al cospetto di un conclamato stato di pericolo in cui versa questa persona?
“Noi abbiamo condannato e condanniamo sempre qualsiasi forma di violenza, sia fisica che verbale, su questo non c’è dubbio e tuteliamo chiunque, indipendentemente dalle questioni, per cui il fatto di aver preso posizione, credo che sia il fatto più importante che un’amministrazione possa fare per dire noi siamo con chi agisce nella legalità e contro chi non agisce nella legalità, attraverso le minacce, attraverso gli insulti. Però questo non significa avallare determinati atteggiamenti, avallare determinate prese di posizione. Lo ribadisco per l’ennesima volta: io non posso condividere né apprezzare un lavoro che non rispecchi un valore fondamentale del convivere civile che è la verità. Se non partiamo da questo, qualsiasi cosa che facciamo non credo che possa essere utile per qualsiasi comunità.“