Le zeppole di San Giuseppe sono un dolce tipico dell’Italia meridionale. Sono delle frittelle ripiene di crema consumate in origine nel mese di marzo, precisamente il 19 in occasione della festa di San Giuseppe, la festa del papà.
Spostandosi nel centro e nel nord Italia la preparazione delle zeppole viene collegata ad un’altra festività che è quella del Carnevale, in cui per celebrare l’abbondanza fa da regina la frittura.
Appare curioso che proprio in piena Quaresima, il giorno di una festività religiosa la tradizione vuole la preparazione di un dolce fritto e godurioso. Ma un simpatico particolare svela questa contraddizione: una leggenda racconta che San Giuseppe aveva un secondo mestiere: il friggitore! Così, per una sorta di devozione al santo, lungo le strade di Napoli, fino a qualche decennio fa, i friggitori preparavano le zeppole fritte “istantanee” per i passanti. Occorre fare attenzione: le zeppole della tradizione, che vantano un’origine collocabile nell’antica Roma erano semplici frittelle, non farcite, fatte con un semplice impasto di farina acqua e sale, spolverato con cannella o con zucchero. La zeppola più nota oggi, quella di San Giuseppe, nasce nel diciottesimo secolo ed è, invece, più ricca: è ripiena con crema pasticcera e ha in superficie una amarena sciroppata.
Diverse sono le ipotesi sull’etimologia della parola zeppola: secondo alcuni deriva da serpula(m) che in latino vuol dire serpe per la forma di serpe chiusa su se stessa. Secondo altri viene da zeppa che a Napoli è il pezzo di legno posto per correggere dei difetti di misura nei mobili: ancora una volta è chiaro il riferimento alla professione di San Giuseppe. Le zeppole, sebbene radicate nella tradizione culinaria napoletana sono, da secoli, preparate e consumate in numerose regioni italiane, soprattutto nel sud e nel centro Italia, dove vengono consumate per aprire le danze alla primavera e ai festeggiamenti carnevaleschi. Le zeppole salentine, sempre legate al santo cristiano erano anticamente fritte nello strutto, sostituito poi dall’olio, e oggi possono essere farcite con la classica crema pasticcera oppure con una al cioccolato. In Puglia sono molto diffuse anche nella versione al forno, mentre in Sicilia acquistano una sfumatura più “orientale” per l’impasto fatto con farina di riso e poi ricoperte con miele d’arancio o zucchero a velo. In alcune zone della Calabria la zeppola, tipica del periodo natalizio, è farcita con ricotta, zucchero, cannella e limone e ha le patate come ingredienti nell’impasto. A Napoli, oltre alle zeppole di San Giuseppe, presenti ormai in tutte le pasticcerie anche nella versione “mignon”, è facile imbattersi nella primordiale versione delle zeppole, le pastacresciute, frittelle salate.
A dimostrare quanto sia le zeppole napoletane che quelle pugliesi siano radicate nella storia e nel bagaglio culinario delle regioni è l’indicazione PAT, ovvero il fatto che siano registrati come prodotti agroalimentari tradizionali. Cosa vuol dire? Il riconoscimento è a tutti gli effetti un marchio di garanzia per il consumatore, viene rilasciato dalle Regioni e dal Ministero delle politiche agricole che indicano come PAT i prodotti la cui ricetta e tecniche di lavorazione sono tradizionali oltre che consolidate in un determinato territorio da almeno 25 anni.