“L’attenzione e la possibilità di scelta che Fabo cercava in Italia l’ha trovata in Svizzera”: questa la frase che scrive l’atto conclusivo di una delle storie più strazianti della storia contemporanea. Un finale amaro che sottolinea la frigidità del sistema legislativo italiano, tutt’altro che al passo con i tempi, tutt’altro che capace di accogliere le esigenze dettate da un mondo che viaggia veloce, mostrando un andamento asincrono e in distonia con la retrograda e cinica macchina burocratica che impone la sua intransigente volontà. Senza eccezioni né condizioni.
La storia di Dj Fabo ha commosso ed emozionato l’intera nazione, tutti, proprio tutti si sono sentiti graffiare il cuore da uno straziante brivido di desolazione al cospetto del dramma in cui era incastrata la vita di un uomo, innamorato della vita, ma condannato a sognarla, immaginarla, bloccato in un tunnel buio e senza via d’uscita. Anzi, Fabo la via d’uscita l’ha individuata, ma questo Stato, questa legge, gli hanno tolto la possibilità di scegliere, perché in Italia, finché un cuore batte, un essere umano deve vivere, a prescindere dallo stato in cui imperversano gli altro organi, parimenti vitali. Parimenti necessari per svolgere una vita quantomeno dignitosa.
Fabo ci ha donato i suoi occhi incastrati nel buio per permetterci di guardare il suo dramma da dentro. Ci ha prestato i suoi muscoli per farci tastare la sensazione di totale ed impotente devastazione che consegna la paralisi totale del corpo. E, soprattutto, ha impegnato quello che restava della sua vita per combattere una battaglia che, adesso, tocca a noi portare avanti.
Fabo si è visto negare la possibilità di realizzare nella sua nazione, quella in cui è nato e vissuto, e dove avrebbe voluto anche morire, il diritto di chiudere per sempre gli occhi per sottrarsi alle sofferenze di una vita senza vita.
Adesso, tocca a noi fare in modo che la morte di Fabo, il suo sogno, il suo esempio, il suo sacrificio, non vengano avvolti nel buio del dimenticatoio. Ancora una volta.
“Io, Fabiano Antoniani, Dj Fabo, nato a Milano il 9 febbraio 1977, all’età di sette anni, frequento la scuola di musica per imparare a suonare la chitarra. Da bambino spesso suono come primo chitarrista e partecipo a numerosi saggi. Visto il talento, i miei genitori mi costringono a frequentare il Conservatorio di Milano, villa Simonetta, ma a causa del mio comportamento ribelle vengo espulso”: inizia così il testo autobiografico inedito consegnato all’associazione Luca Coscioni dal ragazzo che ieri ha scelto di morire in Svizzera. Ripercorrendo le tappe principali della sua vita e soffermandosi sull’incidente spartiacque tra il prima, a colori, e il dopo, buio, Dj Fabo conclude: “Le mie giornate sono intrise di sofferenza e disperazione non trovando più il senso della mia vita ora” motivando così la scelta di chiedere di morire.
Tornando al racconto dei suoi 40 anni, nel testo Fabiano scrive che, dopo quel primo contatto, da bambino, con il mondo delle sette note, lascia il mondo della musica. “Da sempre lavoratore, appena diplomato da geometra, inizio a lavorare per svariate aziende. Per otto anni – racconta – lavoro con la mia seconda passione, il moto cross, e mi occupo del reparto commerciale del team supermotard Daverio (durante le competizioni piu’ importanti, mondiale ed italiano) e contemporaneamente lo pratico come sport”. Ma nel 2009, “a causa di un incidente durante una gara, sono costretto ad abbandonare il mondo del motocross”. Contemporaneamente, in questi anni, “mi trasferisco, nei periodi estivi, ad Ibiza per un periodo di studi in cui ricomincio a lavorare con la musica piu’ moderna. Forse a causa della magica influenza dell’isola, forse per vocazione – rivela – subito mi rendo conto che il mio unico e vero posto è dietro la consolle! E’ così che in un momento, ringraziando gli studi di musica del passato, la mia musicalità e le numerose conoscenze di dj set, in poco tempo inizio a suonare un po’ ovunque”. L’amore per la musica e la voglia di viaggiare e scoprire altri posti del mondo, spinge Dj Fabo ad una scelta importante. “Mi licenzio da un contratto a tempo indeterminato a Milano, ma ormai capisco che il mio posto è altrove. Per lavoro, passione e amore negli ultimi anni riesco a dividermi tra l’Italia e Goa, dove lavoro e vivo mantenendomi con la musica, scoperta per caso in uno dei viaggi piu’ indimenticabili della mia vita (India) – racconta ancora – capisco che il mio posto e il mio futuro sarebbero stati in quel Paese. Mi trasferisco per otto mesi l’anno con la mia fidanzata e riconosco finalmente me stesso, dopo aver indossato numerosi abiti che mi andavano stretti”.
In India “inizio ad avere un nome e successo, mi cercano spesso per suonare nei locali più importanti”. Ma purtroppo, in uno dei rientri in Italia, “dopo aver suonato una sera in un locale di Milano, tornando a casa, un rovinoso incidente mi spezza i sogni e la mia vita”, racconta ricordando il giorno in cui divenne cieco e tetraplegico. Dj Fabo parla ancora di sè come di un “giovane adulto sempre vivace e vero amante della vita”.
“Non riesco a fare a meno degli amici per esserne al centro trascinandoli con me. Generoso forse un po’ insicuro quando si tratta di scelte importanti da fare da solo. Vittima spesso della mia stessa vivacità, facilmente mi annoio, pronto a gettarmi per primo nelle situazioni più disparate. Un trascinatore. Incapace di sopportare il dolore sia fisico che mentale. Preferisco stare solo ora – si legge ancora nel testo autobiografico – che non poter vivere come prima. Vivo oggi a casa di mia madre a Milano con una persona che ci aiuta e la mia fidanzata che passa più tempo possibile con me. Mi portano fuori ma spesso non ne ho voglia. Le mie giornate sono intrise di sofferenza e disperazione non trovando più il senso della mia vita ora. Fermamente deciso – conclude – trovo più dignitoso e coerente, per la persona che sono, terminare questa mia agonia”.