Giovanni Gargiulo aveva 14 anni, quando i killer lo hanno assassinato alla periferia orientale di Napoli, in via delle Repubbliche Marinare.
La mattina del 18 febbraio 1998, intorno alle 8,30, il 14enne si trovava nei pressi di un supermercato. Camminava tranquillo, a poco più di 200 metri da una caserma dei Carabinieri e dagli uffici del commissariato di San Giovanni-Barra, quando gli si sono avvicinati due sicari a volto coperto, a bordo di una motocicletta ed è stato travolto da una raffica di proiettili.
Giovanni ha tentato la fuga cercando di ripararsi all’interno del vicino supermercato “A&O” che proprio in quel momento stava aprendo al pubblico. Un tentativo disperato, finito dinanzi al cancello che conduce al parcheggio del negozio. I killer lo hanno raggiunto e freddato. Colpito da quattro colpi di pistola, alla testa, al torace, alle gambe. Un’esecuzione. Un agguato di chiara matrice camorristica che assume, fin da subito, le fattezze più agghiaccianti, perché la vittima è poco più di un bambino.
Una larga chiazza di sangue coperta con segatura ed alcune buste di plastica e poco distante un berretto di lana di colore bianco che il ragazzo indossava al momento dell’uccisione: questa la scena del crimine dalla quale partono le indagini degli inquirenti.
L’esecuzione di Giovanni conferma che la camorra ha ormai dimenticato la “legge d’onore”, che per decenni aveva protetto i bambini e le donne dalla violenza. I minori non diventano più vittime casuali di una sparatoria o di un agguato, ma si trasformano in vero e proprio obiettivo di una faida sempre più efferata. Fino ad arrivare ai tempi d’oggi, dove sono i protagonisti principali degli intrecci camorristici.
Per risalire al movente che ha portato all’omicidio del 14enne è stato necessario attendere più di un decennio: nel 2015, il pentito Giuseppe Manco imputa a Ciro Aprea l’ordine di uccidere Giovanni. Il boss voleva la morte di un innocente per dimostrare a tutti la punizione alla quale sarebbe andato incontro chi avesse collaborato con la giustizia.
E fu così che Giovanni fu ammazzato tra la gente, nel parcheggio di un supermercato, solo perché era fratello di Costantino, affiliato dei Formicola, che aveva iniziato a collaborare ed era ritenuto un componente (col ruolo di basista) del commando che uccise Salvatore Cuccaro. Era febbraio 1998, ed era in atto la faida tra i Cuccaro di Barra, alleati all’epoca con gli Aprea, e i Formicola di San Giovanni a Teduccio. «Quando seppi che avevano ucciso mio fratello, un ragazzino che non c’entrava niente, mi sono convinto che collaborare era cosa buona. Non volevo più stare con quella gente» affermò Costantino Gargiulo, testimoniando al processo che in quegli anni vedeva imputato il boss Michele Cuccaro per omicidio.