Avrebbe compiuto 27 anni oggi, 19 febbraio 2017, Annalisa Durante, se non fosse morta all’età di 14 anni.
La vittima innocente della criminalità più conosciuta al mondo: questo è, oggi, Annalisa, un’adolescente strappata alla vita da un brutale agguato di camorra.
Quella sera del 27 marzo del 2004, i killer volevano colpire Salvatore Giuliano, detto ‘o russo – soprannome che deriva dal colore dei capelli – all’epoca del fatto diciannovenne, un nipote dei fratelli Giuliano considerato vicino al boss Ciro Giuliano ‘o barone, cugino dei fratelli Giuliano, ucciso poi in un agguato nel 2007.
Salvatore Giuliano, riconosciuto con sentenza definitiva come un esponente dell’omonimo clan e come obiettivo dell’agguato, rispondendo al fuoco dei sicari, colpisce Annalisa Durante, che morirà poco dopo il ricovero in ospedale.
Il 31 marzo 2006 il ventunenne Salvatore Giuliano viene condannato dalla quarta sezione della Corte d’assise del tribunale di Napoli a 24 anni di reclusione per l’omicidio di Annalisa. Nonostante la pena sia stata ridotta in appello a 18 anni, con la sentenza del 16 aprile 2008 la Cassazione ha definitivamente condannato Salvatore Giuliano a 20 anni di reclusione.
La famiglia Durante, decise di donare i giovani organi della figlia a chi ne aveva bisogno per sopravvivere e quindi rinascere. Così, simbolicamente, Annalisa e Napoli avevano l’opportunità di risorgere da quelle ceneri.
Nel diario di Annalisa, diventato, poi, un libro, si trovano molte considerazioni sul degrado del suo quartiere: “Le strade mi fanno paura. Sono piene di scippi e rapine. Quartieri come i nostri sono a rischio” o anche semplicemente “vorrei fuggire, a Napoli ho paura“. Il libro fu pubblicato per contribuire alla realizzazione di una cappella in memoria della ragazza.
Forse, Annalisa conosceva il suo destino e infatti nel suo diario segreto, come quello che molte adolescenti nascondono nel comodino, scrisse: “Vivo e sono contenta di vivere, anche se la mia vita non è quella che avrei desiderato. Ma so che una parte di me sarà immortale”.