Al termine della giornata di ieri, 13 febbraio, trascorsa tra Scampia e il Rione Sanità, la Commissione Parlamentare d’inchiesta sulle Periferie, in trasferta nel capoluogo partenopeo, traccia un quadro ottimistico per Napoli: “Chiederemo al governo di stanziare un capitolo di spesa più consistente per le sole periferie”, assicurano.
La giornata era cominciata con una visita alle vele di Scampia, periferia Nord della città ed è proseguita nel Rione Sanità.
All’indomani dell’importante incontro, però, “i conti non tornano”.
La periferia è l’insieme delle zone di una città al di fuori del suo centro storico.
Perché la commissione parlamentare d’ inchiesta sulle periferie, in visita a Napoli, si reca a Scampia e al Rione Sanità che è parte integrante del centro storico cittadino?
Perché, all’attenzione di questi illustri signori, non vengono portate anche la periferia orientale e quella occidentale? Per intenderci, quella che annovera il Rione Traiano, dove, di recente, la criminalità sta manifestando ampiamente la sua temibile presenza e il cosiddetto “triangolo della morte”, ovvero, Barra-San Giovanni a Teduccio-Ponticelli, dove la camorra non ha mai smesso di spadroneggiare e solo perché, per il momento, non si registrano agguati, non vuol dire che abbia cessato d’esistere. Inoltre, lo stato di degrado ed abbandono che imperversa in queste realtà, non è minimamente paragonabile all’attuale condizione di Scampia, in netta miglioria rispetto agli anni bui della faida.
E il Rione Sanità?
Perché, all’occorrenza, viene presentato come una periferia, concorrendo a generare, in questo modo, una gran confusione, non solo sotto il profilo strettamente geografico?
Chi arroga “il diritto di prelazione” al Rione Sanità e non ai Quartieri Spagnoli, a Forcella o al Pallonetto di Santa Lucia?
L’alibi della morsa della camorra non regge: l’intero centro storico risente del violento impeto delle nuove leve della camorra.
La questione-Vele è ormai stata risolta e si attende solo l’abbattimento di quei colossi di cemento e criminalità, mentre nei contesti periferici estromessi dalla suddetta visita, imperversano alloggi di proprietà del comune in cui il binomio degrado-camorra esiste e persiste.
La periferia est annovera dozzine di rioni popolari abbandonati a sé stessi e che necessitano di un intervento ben più tempestivo da parte delle istituzioni. Migliaia di famiglie vivono in uno stati di emergenza abitativa ed umanitaria, senza tralasciare un dettaglio tutt’altro che di poco conto: la VI Municipalità è l’area più estesa e densamente popolata dell’intera area di pertinenza del Comune di Napoli.
Come può essere “dimenticata”, non solo nell’ordinaria pratica dell’amministrazione, ma anche nell’ambito di un incontro così importante?
Accendere i riflettori su una realtà del centro storico di Napoli, anche quando le circostanze impongono che si dovrebbe dare priorità e rilievo alle periferie è una condotta che non può passare inosservata: chi ha stabilito quali fossero le realtà partenopee da porre al vaglio della commissione parlamentare d’inchiesta sulle periferie? Qualcuno spiegherà mai alla cittadinanza vigile ed attenta perché la periferia orientale e occidentale, ovvero, le periferie più degradate ed isolate, sono state clamorosamente estromesse?