A Napoli presidio permanente e sciopero della fame da parte dei rappresentanti di Nuova Avvocatura Democratica, l’associazione forense nata a ottobre 2016 e presieduta dal segretario nazionale, Salvatore Lucignano. La protesta è stata inscenata in occasione delle celebrazioni dell’inaugurazione dell’anno giudiziario: volantinaggio nei pressi di Castel Capuano, dove si è svolta la cerimonia, presidio sotto il tribunale del Centro direzionale e sciopero della fame.
“Digiuniamo perché vogliamo giustizia, dignità, ragionevolezza ed onore – si legge nel documento elaborato dagli avvocati -. L’avvocatura italiana sta morendo. Le istituzioni forensi si dimostrano da anni complici delle discutibili politiche governative che riguardano il comparto giustizia e spesso ne agevolano il percorso, consentendo l’approvazione di norme, che non solo condizionano, vincolano e vessano l’esercizio della professione forense, ma limitano fortemente i diritti dei cittadini”.
“La nostra protesta – ha sottolineato Salvatore Lucignano – è rivolta in particolare contro la ‘casta forense’ e cioè contro il Consiglio nazionale e la Cassa forense che lucrano cospicue indennità e gettoni mentre i giovani avvocati muoiono di fame”. “Vale la pena di ricordare – ha aggiunto Rosaria Elefante – che tra tasse e cassa se ne va almeno il 68% di quello che riusciamo a guadagnare e che, nel solo 2016, si sono cancellati dal’ Ordine degli avvocati ben 700 iscritti. Siamo di fronte ad una deriva, ad un impoverimento della giustizia e c’è ancora in giro gente che ne approfitta”.
Intanto nella Corte d’Appello di Napoli resta “alto” il numero di procedimenti penali conclusi con un’estinzione del reato per prescrizione. Un fenomeno “particolarmente grave” perché costituisce “una sconfitta dello Stato” che dimostra, in tal modo, “di non essere in grado di assicurare un vaglio giurisdizionale nel merito per vicende a volte anche gravi, che hanno suscitato allarme sociale, lasciando impuniti gli eventuali colpevoli frustrando le aspettative di giustizia delle persone offese”. Così il presidente della Corte d’Appello di Napoli, Giuseppe De Carolis di Prossedi, ricordando che per le sezioni ordinarie del distretto partenopeo, i procedimenti definiti con la prescrizione del reato supera il 39%. De Carolis, nel corso della sua relazione in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, ha sottolineato “la sproporzione esistente tra i processi pendenti dinanzi alla Corte e le risorse umane disponibili, sia di personale di magistratura, sia soprattutto di personale amministrativo, non ha consentito finora di porre rimedio a tale preoccupante fenomeno, nonostante la rilevantissima produttività dei magistrati della Corte che anche quest’anno, come si è detto, con 13.376 procedimenti penali definiti risulta di gran lunga la prima in Italia per produttività nel settore penale e la seconda nel settore civile”.