Antonio Landieri nasce a Scampia il 26 giugno del 1979, a causa di complicazioni dovute al parto, viene colpito da una paralisi infantile che gli procurerà numerose difficoltà motorie. Un’esistenza condotta per intero nel quartiere della periferia Nord di Napoli, quella di Antonio, che vive nei “Sette Palazzi”, uno dei tanti rioni del quartiere. A Scampia frequenta la scuola dell’obbligo e coltiva interessi e rapporti umani avulsi dagli scenari camorristici.
Ciò non basta a preservare la sua vita dalla ferocia del braccio armato della camorra: il 6 novembre del 2004 viene raggiunto da due proiettili alla schiena, in un agguato messo a segno proprio nel rione in cui abitava, durante la Faida di Scampia.
Ad Antonio spetta un triste primato: è la prima persona con disabilità, vittima innocente della camorra.
Uccido per errore, perché scambiato, insieme ai suoi cinque amici, per un gruppo di spacciatori del rione. I suoi compagni sono stati tutti feriti alle gambe, Antonio, a causa della sua difficoltà motoria è stato l’unico a non poter scappare e per tale ragione quei colpi d’arma da fuoco sono stati per lui letali.
La sua storia è una delle più sbeffeggiate da un sistema incapace di conferire giustizia: a causa di indagini frettolose e della scarsa capacità dei media di addentrarsi nella notizia per ricercare l’effettiva verità dei fatti, Antonio è stato più volte definito un criminale internazionale da giornali e tv locali e nazionali. Per le stesse ragioni gli sono stati negati i funerali pubblici ed è stato seppellito come un boss.
È stato poi riesumato dopo 40 mesi, perché lo Stato italiano e le amministrazioni locali, non gli hanno procurato una tomba in tempi brevi.
Dopo la morte di Antonio i familiari si sono battuti e si battono tuttora per ridare dignità a questo ragazzo martoriato dai clan e dal cattivo giornalismo.
Nel 2007 a Scampia è nata l’associazione Vo.di.Sca acronimo di Voci di Scampia, dedicata alla sua memoria. Vo.di.Sca è un’associazione di giovani del quartiere Scampia che svolgono attività di recupero e promozione culturale sul territorio.
Oggi, la giustizia ha conferito dignità ad Antonio, martoriato in vita e, ancor più, dopo la morte.
Cinque persone, ritenute appartenenti al clan camorristico degli “Scissionisti”, sono state arrestate a Napoli per l’omicidio di Antonio Landieri.
Sono accusate anche di porto e detenzione illegale di armi, aggravati dal metodo mafioso.
Un atto di giustizia ordinaria che tampona gli errori commessi nei riguardi di una vittima innocente e che consentono alla sua anima di riposare in pace. Tuttavia, niente e nessuno, potranno riscattare la dignità violentata di una giovane vittima della criminalità.
La storia di Antonio è un richiamo alla lealtà che insegna che giudizi frettolosi possono “condannare a morte più della morte.”