Continua il processo sull’omicidio della piccola Fortuna Loffredo, la bambina di sei anni scaraventata dall’ottavo piano di una palazzina del Parco Verde di Caivano il 24 giugno del 2014 e seguitano, pertanto, ad emergere dettagli e retroscena raccapriccianti intorno alle circostanze e al contesto in cui è maturata quella morte, tanto atroce quanto violenta.
Sul banco degli imputati sono finiti Raimondo Caputo, ritenuto l’autore delle violenze e dell’omicidio di Fortuna, e Marianna Fabozzi, ex convivente di Caputo colpevole di aver taciuto delle violenze perpetrate dall’uomo non solo sulla piccola Fortuna, ma anche sulle tre figlie della donna. E proprio sugli abusi alle tre bambine, psicologi, pediatri e inquirenti stanno indagando.
Nel corso dell’udienza che ha avuto luogo lo scorso 20 dicembre, una delle psicologhe della casa famiglia Afragola che ha avuto in “cura” le tre figlie della Fabozzi, ha riferito la testimonianza della bimba più piccola di soli tre anni e mezzo: “Caputo aveva la tendenza a strusciarsi sui pupazzi, sedendosi sopra a cavalcioni o contro i bordi del letto. Faceva fare e vedere cose da adulti alle bambine. Ha raccontato di aver visto a casa film in cui una signora si metteva sulle gambe di un uomo e si strusciava, poi ci ha detto di averlo visto fare ai genitori. Poi di averlo subito dal padre“.
Anche nella sorella maggiore – spiega la psicologa – sono stati osservati “comportamenti sessualizzati” anomali per una bambina della sua età, con sfregamenti delle parti intime quando era sola in stanza. In un caso è stata notata in camera in una posizione ambigua con un’altra bambina: “Da allora abbiamo deciso che le porte delle stanze devono restare aperte”.
La figlia più piccola di Mariana Fabozzi, parlando con le psicologhe della casa famiglia di Raimondo, lo ha definito un “mostro”. L’operatrice, Valeria Faiella, ha raccontato poi a pm e ai giudici che la bimba più piccola aveva paura nell’essere lavata nelle parti intime. La responsabile della Casa famiglia di Afragola, Carmela Piantadosi, invece ha riferito di aver parlato con l’amichetta di Fortuna, testimone oculare del delitto. E’ stata lei a riferire ai pm quello che aveva visto e ad incastrare Caputo. “Titò (Raimondo Caputo, ndr) ha ucciso Fortuna e ha violentato le mie due sorelle – ha detto la bimba alla psicologa -. Lui è un lupo. Per me mia mamma è morta“.
La piccola ha confessato alle operatrici della struttura di aver paura di sua madre – ha detto la psicologa in aula – perché non ha mai fatto niente per impedire gli abusi. “Le tre bimbe – ha concluso la psicologa – erano in condizioni pietose quando sono entrate nella casa famiglia”.