Aveva organizzato un pellegrinaggio a Pietrelcina per poter vedere la figlia senza correre il rischio di essere catturato, ma i carabinieri lo hanno sorpreso in un ristorante e lo hanno arrestato.
È così finita la latitanza che durava dall’estate scorsa per Salvatore Barile, 32 anni, figlio di Luisa Mazzarella e nipote di Vincenzo ‘o pazzo, reggente del clan Mazzarella, attivo nei quartieri Forcella e Poggioreale a Napoli, che sfuggiva a un ordine di carcerazione emesso dalla Procura generale di Napoli.
Una fuga rocambolesca quella che, di notte, gli valse la latitanza, con i suoi tre guardaspalle che si sono lanciati contro i carabinieri in borghese per consentire al loro capo di scappare e la moglie che gridava ai militari: “Non sparate, non sparate a mio marito”.
In quella circostanza finirono in manette Gaetano Gemei, Gaetano Galiero e Gennaro Iuliano. Accusati tutti e tre di favoreggiamento aggravato dal metodo mafioso per essersi frapposti ai militari mentre Barile scappava. Barile era stato imputato per poi essere assolto dall’omicidio di Eduardo Bove, boss della zona di Forcella. Condannato però per associazione camorristica ed estorsione, motivo per quale sono scattate le manette per Barile, dopo la latitanza.
Barile, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, aveva pensato che organizzare un pellegrinaggio a Pietrelcina della famiglia di un suo affiliato e infilare nel gruppetto anche la figlia, potesse essere un buon escamotage per vedere la piccola senza correre il rischio di essere catturato.
I preparativi per il viaggio non sono però sfuggiti ai militari della Catturandi del Nucleo investigativo di Napoli che, notiziato il pm Henry John Woodcock della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, hanno seguito fin dall’alba e a partire da Napoli la famiglia dell’affiliato e la figlia di Barile che li hanno portati dritto al ricercato.