La prostituzione: il mestiere più antico del mondo, perché ruota intorno all’unico business che non tramonterà mai, il sesso.
Proposto e riproposto in tutte le salse per sfamare tutti gli appetiti sessuali, nel terzo millennio questo “mestiere” sta evolvendo, conferendo agli esponenti più scaltri e talentuose, i ben più “prestigiosi” abiti del libero professionista benestante e “obbligato” dallo Stato a non pagare le tasse.
Se la prostituzione femminile sembra ormai un costume saldamente radicato nella cultura nostrana, tanto che la donna che batte sul ciglio della strada non fa più notizia, tutt’altra storia contraddistingue le sorti degli uomini che intraprendono questa carriera.
S.G. è uno scultoreo 34enne, alto e possente, occhi smeraldo e lineamenti dolci e perfetti. L’oggettiva prestanza fisica, in giovane età, gli consentono di portare a casa qualche apparizione sul piccolo schermo: le sue sfilate in intimo sulle passerelle di “Ciao Darwin” gli permettono di entrare nelle grazie di Lele Mora quando la sua scuderia di vallette e tronisti viveva gli anni di maggiore lustro.
“Era il sogno di tutti i ragazzi che si avvicinavano al mondo dello spettacolo entrare a far parte della sua agenzia: successo, donne bellissime, fan in delirio, la bella vita, i soldi. Iniziai a lavorare come ragazzo-immagine in uno dei locali più glamour della movida milanese. Mi sentivo l’oggetto del desiderio di tutte le donne, ma anche di qualche uomo. Mi dissero che sarebbe stata una sistemazione provvisoria e che ben presto avrei avuto un ruolo importante in una trasmissione tv, avrei posato per un calendario e tante, tante altre promesse. Prima, però, dovevo imparare ad essere “carino” con le persone che contavano. Non posso dire che mi abbiano indotto a prostituirmi, in un certo senso, ti sembra una normale dinamica alla quale aderire quando entri a far parte di quel mondo. Con gli uomini, con le donne, sesso di gruppo: il sesso diventa razionale, come un allenamento in palestra e non ti provoca nemmeno più piacere, perché sei concentrato sul corpo che hai davanti, il tuo compito è far godere il partner, quindi, impari a domare i tuoi impulsi.“
Il giovane trascorre tre anni a Milano, nella speranza di racimolare i soldi necessari per costruirsi un futuro a Napoli, ma ben presto si rende conto che per garantirsi il tenore di vita imposto dal giro di cui è parte integrante, non riesce a mettere neanche un centesimo da parte, si vede costretto a spendere tutto quello che guadagna. Così torna a Napoli archiviando il sogno di diventare un divo, ma, dalle sue parti, si rende conto ben presto che lo è a tutti gli effetti. Perché, per i suoi coetanei rimasti relegati in quella sommessa realtà di provincia, lui è un idolo che ha assaporato quella vita che tutti sognano.
“Non avrei mai immaginato che sarei diventato “una celebrità” qui a Napoli: i negozi d’abbigliamento mi pagavano per fargli da testimonial e venivo invitato come “ospite vip” alle inaugurazioni delle attività commerciali. Questo genere di notorietà, però, subito svanisce. Dopo la parentesi milanese, tornare a vivere a casa con i miei genitori, sarebbe stato un passo indietro, tenevo troppo alla mia indipendenza e non volevo rinunciare a quel tenore di vita, quindi dovevo continuare a guadagnare tanti soldi. La svolta è arrivata quando mi sono iscritto all’università e in contemporanea ho iniziato a lavorare in una palestra come personal trainer. Un lavoro durato meno di un mese, tanto mi è bastato per capire come volevano allenarsi le donne con me, così ho iniziato a fissare “lezioni private” nei loro letti, quelli in cui dormono insieme ai mariti e anche tra le ragazze della Napoli bene conosciute all’università sono riuscito ad accaparrare qualche cliente.
Com’è possibile che una donna giovane e bella paghi per fare sesso con un uomo? È tipico di certi ceti sociali in cui regnano un’educazione rigida e un forte senso del pudore. Certe perversioni non possono essere raccontate o richieste al fidanzato, non si può rischiare di compromettere la propria reputazione, ma la sessualità non è altro che un continuo braccio di ferro tra il nostro io più animalesco e l’immagine di noi stessi che vogliamo consegnare agli altri. Pagare un uomo per togliersi la maschera del finto perbenismo è anche un modo per alleggerirsi la coscienza, perché i soldi pagano anche il suo silenzio. Quelle donne sentono che il loro segreto è al sicuro e il contesto rende il tutto ancora più eccitante. Le donne della borghesia napoletana, posso dirlo senza alcun dubbio, sono le più perverse che ho incontrato.”
Perché hai deciso di fare il gigolò?
“Come detto, mi sono iscritto all’università, mi sono anche laureato in giurisprudenza, ma sono ormai entrato in un circolo vizioso dal quale non riesco più ad uscire. Forse, se non fossi partito per Milano per inseguire il sogno della celebrità, sarei diventato un bravo avvocato e avrei messo su famiglia, sarei riuscito a calarmi nella realtà di una vita normale. Invece, ho deciso di fare “il grande salto” e di non accontentarmi delle centinaia di euro arrabattate entrando ed uscendo dai letti di donne ricche e annoiate, quindi mi sono creato un sito internet e ho iniziato a lavorare anche con le donne-manager che arrivano a Napoli per affari o anche per svago e divertimento, proponendomi come accompagnatore.
Ho scoperto un mondo che nessuno può immaginare quanto sia redditizio: donne che mi pagano per partire in vacanza con loro; quelle che tra un appuntamento d’affari e l’altro, non vogliono cenare da sole e molte volte non chiedono neanche di concludere la serata a letto; quelle divorziate da anni, di mezza età che non sono state capaci di rifarsi una vita e vogliono riscattarsi agli occhi delle amiche durante una serata di gala e ti pagano solo per farsi chiamare “amore” e per farti recitare un copione. Altre ancora cercano solo una notte di focosa passione e ti chiedono di insultare gli ignari mariti mentre le possiedi. Si tratta di donne che non badano a spese per ottenere quello che vogliono e in me non vedono altro che un oggetto da possedere o da esibire. La differenza sostanziale tra uno che improvvisa il mestiere e uno come me, la fa soprattutto la laurea. Per quanto possa sembrare assurdo, una donna benestante cerca un prototipo d’uomo che non sia solo bello da vedere, ma anche da “sentire”: che non sbagli i congiuntivi, che sappia intavolare conversazioni e sia capace di sostenere discorsi anche impegnativi, che sappia comportarsi in maniera raffinata ed elegante. E mi rendo conto che molte donne mi scelgono proprio perché sanno che avranno a che fare con un laureato. Questo mi fa apparire più degno e meritevole di interagire con membri della classe sociale più abbiente.”
Qual è la richiesta più strana che hai dovuto accontentare?
“Una donna abbastanza avanti con gli anni, rimasta vedova da circa un mese, mi ha contattato per invitarmi a trascorrere una serata a casa sua. Quando sono arrivato, mi ha chiesto di indossare gli abiti del marito, prima di sedermi a tavola per cenare con lei. Mutande comprese, ho dovuto indossare gli abiti di un defunto, per cenare insieme a una donna che poteva essere una mia potenziale nonna. Mi parlava come se fossi il marito e mi ha servito e riverito, dall’antipasto al dolce, come se fossi suo marito. Alla fine della cena mi ha detto: “le mie amiche mi hanno spinto a cercarti, perché dicono che se non mi abituo subito alle mani e al profumo di un altro uomo, non ci riesco più. Ti chiedo solo un favore: ovunque, tranne che nel nostro letto.” Abbiamo fatto sesso nella doccia e so che l’acqua che bagnava i nostri corpi è servita per “pulire la coscienza” di quella donna che non era per niente pronta a quella forma di trasgressione, ma che non poteva deludere le aspettative delle amiche.”
Com’è la vita privata di un gigolò?
“Sono molto legato alla mia famiglia. Nessuno sa come mi guadagno da vivere o forse lo sanno e fingono di non saperlo. Ho rinunciato all’amore. Ormai ho capito che non esiste una donna in grado di accettare che posso fare sesso solo per lavoro. Più di una volta è successo che qualche cliente si è innamorata di me e ha cercato di convincermi a smettere. S’innamorano di me conoscendomi in questa veste e poi cercano di cambiare quello che sono: un paradosso tipico della mente umana.”