Il Fondo dell’Onu per l’infanzia è stato creato l’11 dicembre del 1946 per portare aiuto ai bambini europei alla fine della Seconda guerra mondiale.
Oggi opera in 190 Paesi, nelle regioni afflitte dalla guerra, dalla violenza, dalla fame, nelle catastrofi naturali.
Quasi un bambino su quattro nel mondo vive in Paesi colpiti dalla guerra o disastri, spesso senza accesso alle cure mediche, all’igiene, all’istruzione, alla nutrizione adeguata. Di questi, i tre quarti vivono nell’Africa sub-sahariana, il 12% in Medio Oriente e in Nord Africa. E’ uno dei dati ricordati dall’Unicef in occasione della celebrazione dei 70 anni dalla sua fondazione, avvenuta l’11 dicembre del 1946.
In questi decenni di impegno al fianco dell’infanzia nel mondo, tanti sono stati i traguardi raggiunti. Ma i dati ci rammentano che molto resta ancora da fare e che in tutto il pianeta sono ancora in corso gravissime emergenze che affliggono i più piccoli: in Siria 6 milioni di bambini hanno bisogno di assistenza, quasi 3 milioni sono i minori sfollati, circa 500mila quelli che vivono in aree sotto assedio. Nel Nordest della Nigeria, regione martoriata dalle violenze del gruppo estremista Boko Haram, 1,8 milioni di persone sono sfollate, di queste 1 milione sono bambini. In Afghanistan quasi la metà dei bambini in età scolare non frequenta la scuola. In Yemen circa 10 milioni di minori sono affetti dal conflitto in corso, del quale si parla troppo poco. Ad Haiti, a due mesi dalle devastazioni provocate dal passaggio dell’uragano Matthew, oltre 90mila bambini sotto i 5 anni hanno bisogno di cure e assistenza.
Oggi, l’Europa vive il più vasto esodo di bambini e adolescenti dai tempi della Seconda guerra mondiale.
Nel 1946 l’Unicef, il Fondo delle Nazioni unite per l’infanzia, venne istituito proprio per portare soccorso e assistenza ai bambini europei alla fine del conflitto. Quasi tutti i minori del continente risultavano malnutriti e presentavano gravi ritardi nella crescita per mancanza di latte. Allora, per sopperire a questa emergenza, le Nazioni Unite crearono un’agenzia apposita. Dai porti degli Stati Uniti l’Unicef cominciò a spedire grossi carichi di latte in polvere: il nuovo alimento arrivava nei porti e da lì veniva distribuito nelle città fino ai villaggi più remoti. L’Italia, allora, è stato uno dei Paesi che hanno ricevuto di più. Da allora l’agenzia per l’infanzia non ha più cessato la sua attività, ha continuato il suo impegno estendendolo a tutto il mondo.
Oggi opera in oltre 190 Paesi con programmi nel campo sanitario, dei servizi e delle forniture di acqua, dell’istruzione, dell’assistenza alle madri. Interviene in tutte le emergenze umanitarie, nelle calamità naturali, nei Paesi in guerra. E nell’anno del settantesimo anniversario del Fondo Onu per l’infanzia, anche la Pigotta, la tradizionale bambola di pezza dell’Unicef, raggiunge un importante traguardo: compie 18 anni. La bambola, realizzata a mano da volontari di tutta Italia, può essere “adottata” a fronte di una donazione minima di 20 euro. Con questi fondi l’Unicef potrà fornire a un bambino un kit salvavita composto da vaccini, dosi di vitamina A, antibiotici e una zanzariera, aiuti fondamentali per la vita di bambini che spesso non riescono a superare i cinque anni di età.
Per i suoi 18 anni, la Pigotta torna con l’iniziativa “In missione con l’Unicef”, dedicata ai suoi coetanei: adottando una bambola, i ragazzi che nel 2016 hanno compiuto 18 anni hanno l’opportunità di essere sorteggiati per partire in missione con l’Unicef, conoscere sul campo i progetti del Fondo e vivere in prima persona l’esperienza dell’impegno in difesa dell’infanzia. Per i più piccoli, invece, arriva il cartoon web “Le avventure della Pigotta”: una serie animata a puntate visibile sul canale Youtube dedicato a Unicef della piattaforma “Coccole sonore”. In ogni puntata il cartone animato affronta un campo di intervento, dalla salute all’istruzione, raccontando ai bambini che cosa fa quotidianamente l’Unicef per salvare in tutto il mondo i bambini come loro.