Il piccolo Ruben ha di nuovo le due madri registrate sul suo atto di nascita e può ottenere passaporto e documenti di identità per viaggiare tra Napoli e la Spagna. Il Tribunale di Napoli, prima sezione civile, con decreto depositato oggi nel procedimento in cui erano ricorrenti Daniela Conte e Marta Loi, sposate in Spagna e genitori di Ruben, nato a Barcellona, che ha visto l’intervento dell’amministrazione comunale in giudizio, ha ordinato all’Ufficiale di Stato Civile del Comune di Napoli di procedere alla ri-trascrizione dell’atto di nascita del minorenne, concepito in Spagna.
«È una vittoria che apre la strada a tante coppie italiane che vivono all’estero». Così, la madre biologica del bambino, commenta la decisione della I sezione civile del Tribunale di Napoli che ha ordinato all’ufficiale di Stato civile del Comune di Napoli la ritrascrizione dell’atto di nascita del figlio riportando il nome della madre biologica insieme con il nome della donna che ha sposato in Spagna. «Ci sentiamo sollevate – ha detto Daniela – perché se dovessimo tornare in Italia, questa decisione del Tribunale ci fa sentire tutelate».
Daniela, napoletana, ha sottolineato che per lei «è un grande orgoglio che questa sentenza sia stata emessa dal Tribunale di Napoli, la mia città di cui sono molto fiera e da cui abbiamo avuto grandissimo appoggio. Napoli – ha aggiunto la donna – dimostra di essere avanti e il sindaco de Magistris è il nostro sindaco, è il sindaco di nostro figlio. Per noi – ha concluso – ha fatto una grande cosa».
Il nucleo delle motivazioni del Tribunale risiede nell’aver ritenuto che la trascrizione effettuata nel 2015 dal sindaco di Napoli Luigi de Magistris non viola l’ordine pubblico italiano anche alla luce della Legge Cirinnà. È stato riconosciuto che va accordata primaria tutela alla personalità del figlio «specialmente se bisognoso – si legge nella decisione della Corte – della particolare cura che gli deriva dall’infanzia in cui versa e che ben può valere a fondare il suo diritto a non essere sradicato dal nucleo sociale legalmente creato dalla madre che l’ha partorito, nel quale già solo in forza del doppio impegno, meglio può essere svolta la funzione educativa senza che abbiano a prevalere conseguenze sfavorevoli riconducibili allo stato soggettivo di non partoriente della compagna legale della madre».
Infine il Tribunale ha rilevato che la cancellazione della trascrizione, chiesta dal prefetto, sarebbe atto sproporzionato «in presenza di un modello familiare che, secondo il sentire e l’agire del legislatore sovranazionale, può ricevere legittimazione a sufficienza dal raccordo tra il dato materiale, il parto della Conte e il dato spirituale». «È stata vinta una grande battaglia non solo di civiltà giuridica ma anche e soprattutto di natura morale e sociale che dal primo momento abbiamo fatto nostra ed è grande la nostra soddisfazione», sottolinea de Magistris