Nella giornata mondiale contro la violenza sulle donne, voglio conferire il mio tributo alla causa raccontando la forza delle donne che ho incontrato in Puglia.
A Bari, il 23 novembre e a Lecce, il 24 novembre, ha avuto luogo il Forum delle giornaliste del Mediterraneo: la voce delle donne dai luoghi caldi dei conflitti ideologici, sociali, politici, religiosi, ambientali”, questa la matrice che ha generato un’alternanza di testimonianze forti e sentite.
Al Forum, organizzato dall’associazione “Gi.U.Li.A. giornaliste unite libere autonome”, giornaliste e reporter di testate nazionali e internazionali, hanno portato le loro testimonianze nelle aule delle università di Bari e Lecce, gremite di giovani studenti e giornalisti, proprio alla vigilia della giornata internazionale del 25 novembre con l’intento di testimoniare il ripudio per ogni forma di violenza contro le donne.
Otto i panel di discussione con interventi di alcune tra le più autorevoli firme del giornalismo italiano e internazionale: Carmela Giglio (RadioRai1), Lucia Goracci (Rai3, Rainews24), Luciana Sgrena (Manifesto), Yasmine Taskin (Freelance), Nurcan Baysal (Tv turca T24), Ceyda Karan (quotidiano turco Cumhuriet), Leila Ben Salah (Radio Bullets) Asmae Dachan (freelance), Emanuela Bonchino (Rainews24) Francesca Gernini (cine-foto operatrice Rai), Sandra Amurri (Il Fatto quotidiano).
Marisa Forcina, Paola Davoli, Samuela Pagani, Rosita D’Amora, Claudia Sunna, Arianna Tondi, docenti dell’Università del Salento curano il panel “Ricercare le fonti, ricercatrici sul fronte”, sul duro e delicato lavoro di “scavo” sul campo e raccolta di informazioni, che accomuna giornaliste e scienziate di “frontiera”.
Ultima ad intervenire, seppure solo in ordine cronologico, Cristina Franchini, responsabile relazioni esterne UNHCR, Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati nel Sud-Europa.
L’amica e collega Marilù Mastrogiovanni, ideatrice dell’evento, ha voluto fortemente che anche io raccontassi la mia storia, durante la giornata in programma a Bari, questo mi ha permesso di conoscere donne non solo talentuose e capaci, ma anche incredibilmente forti e sensibili. Le nostre storie, i nostri sfoghi e anche le nostre paure, si sono alternate, conosciute e “riconosciute”. Questo mi ha permesso di capire quanto sono simili, seppure apparentemente distanti, – non solo sotto il profilo geografico – le realtà e le avversità che raccontiamo attraverso il nostro lavoro: violenza, limitazione della libertà, non solo di stampa e d’espressione, ostracismo e molto altro. Donne che faticano a ritagliare tempo e spazi da dedicare agli affetti: la famiglia, i figli che, a loro volta, imparano a crescere destreggiandosi tra le peripezie delle loro “madri-guerriere”, impegnate su più fronti a combattere una guerra, più o meno nota, più o meno silenziosa, munite della stessa arma: la penna, l’unica impugnabile per consentire alle verità più occulte ed occultate di emergere in tutta la loro scomoda veridicità.
L’amore, la passione, l’abnegazione per questo lavoro: il tema portante che ha scandito ogni singolo intervento e che ci ha permesso di riconoscerci come un gruppo, “una squadra” che, su diversi fronti, combatte la stessa guerra.
La solidarietà e la capacità di riconoscersi negli occhi delle altre è stato, senza dubbio, l’aspetto che ha prevalso sito il profilo emotivo e che evidenzia di quante e quali cose sono capaci le donne, quando abbandonano rivalità e protagonismi, per fondersi in un unico, forte e caparbio abbraccio.
Alle giornaliste che hanno presenziato al Forum è stato conferito il riconoscimento di “Inviata di Pace”: una scultura originale, realizzata dall’artista Salvatore Sava, che simboleggia lo sforzo quotidiano della scrittura come momento di costruzione della Democrazia e della Pace.
Una colonna generata dalla sovrapposizione di pietre, solide, granitiche, inamovibili, proprio come le parole di noi “giornaliste di guerra”: baluardi di verità, riscatto, denuncia e rivalsa che non si lasciano scalfire dal becero ghigno della violenza, in tutte le sue forme.