Il 21 novembre del 1976 debuttava sul grande schermo un personaggio che è diventato un autentico mito, capace di conquistare innumerevoli generazioni e di consolidare una fama sempre più consistente, senza mai vedere sbiadire il fascino della sua leggendaria reputazione.
40 anni fa nasceva l’icona di Rocky Balboa: il personaggio di un film cult che diede vita a una fortunatissima saga, sbarcò nelle sale americane, consentendo ad un attore pressoché sconosciuto all’epoca, di conquistare un posto tra le star di Hollywood.
Rocky è il personaggio che ha reso celebre Sylvester Stallone ed è senza dubbio il personaggio più celebre interpretato dall’amatissimo attore.
Il pugile italo-americano che urla stremato il nome di Adriana, la donna che ama, al termine dell’incontro o la famosissima corsa finale dell’allenamento sulla scalinata del Philadelphia Museum of Art, i duelli memorabili con Apollo, diventato poi il suo più caro amico, oltre a quello con “il gigante” Ivan Drago, hanno entusiasmato ed appassionato il pubblico dell’intero pianeta.
Affascinato dall’incontro di boxe tra Muhammad Alì e Chuck Wepner, Stallone scrisse la sceneggiatura completa del film con cui ha vinto 3 Oscar – Miglior film, Miglior regia e Miglior montaggio – e ben 6 nomination, tra cui quella come Miglior attore protagonista.
Realizzato in appena 28 giorni con un budget di 1,1 milioni di dollari, ne incassò al botteghino 225.
Rocky Balboa, ventottenne di Philadelfia, vivacchia riscuotendo i crediti di un usuraio italo-americano e vincendo ogni tanto qualche modesto incontro di boxe (la sua passione, e la sola cosa che sappia fare). Innamorato di Adriana, timida sorella di un ubriacone, una sera scopre, vinta la sua ritrosia, che anche lei gli vuol bene. Intanto, il campione del mondo dei pesi massimi, Apollo Creed, venutogli a mancare uno sfidante degno di lui, ha un’astuta trovata per non perdere i soldi puntati su quell’incontro e guadagnarne molti altri: organizza, mascherandosi col mito dell’America “terra delle opportunità di sfondare” offerte a chiunque, un “match” con un pugile bianco alle prime armi. La sua scelta cade su Rocky, lo “stallone italiano” (così si è autodefinito, per ragioni pubblicitarie). Balboa, cui andrà una “borsa” di centocinquantamila dollari, accetta la sfida. Si allena duramente, proponendosi soltanto, però, non di vincere l’incontro, ma di combattere – e sarebbe la prima volta, con Creed – tutte e quindici le riprese, senza cadere al tappeto. Mantiene la parola ed è salutato come un grande campione, anche da Apollo. Ciò che gli preme davvero, tuttavia, è l’amore di Adriana.
Un successo conquistato sul ring da un personaggio che viene presentato al pubblico come il classico bullo tutto muscoli e poco cervello, goffo, ma dal cuore buono che nel corso delle pellicole successive andrà incontro ad un’evoluzione anche umana, oltre che professionale, senza mai sbugiardare il suo cuore d’oro.