«Non è vero che il Comune resta a guardare. Stiamo lavorando per fare la prima operazione di trasparenza a Napoli. Vogliamo dare le case a chi ne ha diritto»: parlava così, nel corso di un’intervista rilasciata a “Repubblica” nel 1014, l’ex assessore al Patrimonio del comune di Napoli, Sandro Fucito.
Promesse e rassicurazioni utili a scongiurare un pericolo che tuttora incombe sugli appartamenti ancora da assegnare in via De Meis, a Ponticelli, in quello che viene definito “il nuovo Rione De Gasperi”: il rischio occupazione. Un pericolo reale, palesemente professato dalla popolazione in attesa di un’abitazione, galvanizzato ed esasperato dal tangibile degrado e dall’elevato tasso di invivibilità che regna tra i relitti dei palazzi semiabitati del “vecchio” Rione De Gasperi.
Strade sfaldate e piene di buche, palazzi decrepiti e decadenti, nei quali si alternano case murate e case ancora abitate, con tutti gli ulteriori disagi che anche questo comporta.
Tra le case vecchie e quelle nuove, intercorre solo una strada, via Angelo Camillo De Meis, eppure, passeggiando tra le rovine del Rione De Gasperi, sembra di entrare in un altro mondo che non può definirsi un ghetto, ma una fogna a cielo aperto, se non fosse anche solo per il fatto che la “sopravvivenza” nel rione si è tramutata in “convivenza forzata” con i topi.
La presenza dei ratti nelle case è esplosa non appena gli appartamenti sfitti sono stati tumulati. Un fenomeno che ha dapprima coinvolto i palazzi semiabitati, per poi estendersi anche agli edifici completamente abitati, come l’isolato 10. Un edificio, quest’ultimo, – come abbiamo più volte denunciato – che sta sprofondando gradualmente: il fenomeno è talmente evidente da essere facilmente rilevabile a vista; mentre fughe di gas e scoppi di tubature dell’acqua sono all’ordine del giorno. Qui il degrado e lo stato di abbandono degli edifici si traduce in crepe profonde, distacco improvviso di calcinacci dai balconi e dai soffitti.
Tutta da chiarire, inoltre, anche la questione relativa alla massiccia presenza di amianto nello stesso plesso 10.
Adesso, a gettare nello sconforto e nella disperazione più totale le famiglie costretti a vivere in quell’infermo terrestre, sopraggiungono anche i topi. Trappole e rattoppi ovunque, pur di evitare una visita indesiderata dei roditori. Ma proprio in questi giorni, in diverse circostanze si sono registrati attimi di tensione. Donne sole che si ritrovano i topi in casa e non sanno fare altro che urlare terrorizzate, sperando che qualche anima buona giunga in loro soccorso per intavolare una lotta con l’ospite sgradito. Un’apprensione che sale alle stelle, in vista dell’imminente parto di alcune giovani ragazze. In quelle case, tra calcinacci e roditori, dovranno viverci anche dei neonati.
Come se non bastasse, i residenti in zona denunciano la continua incursione di rom e ladruncoli che distruggono le mura per introdursi negli appartamenti tumulati per saccheggiarli.
Uno degli aspetti più paradossali della questione, sta nel fatto che appartamenti di 120 mq sono stati assegnati ad una sola persona, mentre tante, troppe famiglie numerose sono state lasciate a battagliare il degrado in un tugurio di 50 mq.
In merito a questo aspetto, l’ex assessore Fucito spiegò che proprio per attenersi ai parametri della legalità e della trasparenza, se quella singola persona era tra le aventi diritto e quelli gli unici appartamenti disponibili, non poteva essere attuata procedura diversa. “Gli alloggi che rientrano in questa casistica – precisò l’assessore – convergeranno nei piani di mobilità futura per provvedere all’adattamento di una condizione più ragionevole”.
Quale futuro attende le famiglie che “sopravvivono” nel Rione De Gasperi?
“Così come si legge nella delibera, – spiegò l’assessore Fucito nel corso di un’intervista rilasciataci lo scorso giugno – istruttorie e censimenti eseguiti per la consegna dei nuovi alloggi prevedono che rimarranno occupati da circa 70 famiglie residenti senza titolo negli edifici da demolire. Allo stato attuale, sono in condizioni manutentive migliori, gli isolati 17 e 18, mentre è stato richiesto un ulteriore sopralluogo al fine di verificare le condizioni degli edifici 8, 9 e 11.”
L’assessore Fucito precisò che gli alloggi che resteranno occupati, così come gli interi edifici, andranno incontro ad una serie di interventi di manutenzione, così come è avvenuto nell’isolato 1 e “come previsto dalla delibera, gli edifici non destinati all’abbattimento, rientrano in quelli contemplati in un patto collaborativo che prevede da parte del comune interventi di messa a norma degli impianti elettrici e ripristino servizi igienici, fino a un totale di 5.000 euro di spesa media a famiglia.”
Spetterà a chi ha ereditato la poltrona dell’ex assessore al Patrimonio e le responsabilità annesse, fare luce sul futuro del Rione De Gasperi. Intanto, i residenti dell’Isolato 10, a nome degli abitanti dell’intero Rione, lanciano un appello alle istituzioni:
“Caro sindaco,
Forse non le è stata data notizia della condizione in cui vivono i residenti nel Rione De Gasperi o forse dopo l’assegnazione delle prime case avete dimenticato che ci sono ancora tante famiglie che “vivono” ancora qua.
In seguito ai terremoti che hanno colpito i paesi dell’Italia Centrale, noi abitanti del Rione De Gasperi rivendichiamo il nostro diritto alla vita. Per settimane abbiamo dormito con le tute, pronti a saltare dal letto al minimo rumore. I vigili del fuoco che ormai sono una presenza fissa nel rione e nel nostro edificio, ci hanno più volte raccomandato non sostare sui ballatoi, in quanto “poco sicuri”.
E che ne sarà di noi, in caso di terremoto?
I vigili del fuoco ci hanno “rassicurato”: hanno detto che non serve scappare, già ci troveremo in strada, perché l’edificio sprofonderà, cosa che già sta accadendo, come si può facilmente notare osservando le fondamenta del palazzo. Stiamo crescendo i nostri bambini e le nostre figlie incinte tra le trappole dei topi e i pezzi di intonaco e calcinacci che si staccano dalle pareti di continuo. Il Rione non è illuminato e non ha niente da offrire ai nostri figli. Quando cala il sole, tra le finestre murate e il degrado che si respira ovunque, il nostro sconforto arriva alle stelle.
Chiediamo solo chiarezza sul nostro futuro, è un nostro diritto sapere a quale destino andremo incontro. Ci era stato assicurato che sarebbero state costruite delle nuove case in via Carlo Miranda non appena sarebbero stati reperiti nuovi fondi, la firma del patto con Renzi assicura dei fondi da investire che devono essere utilizzati per sistemare soprattutto noi.
Non pensiamo che a Ponticelli esista una situazione che meriti la precedenza rispetto alla vita di centinaia di persone costrette a vivere in una condizione disumana. Si parla di messa in sicurezza degli edifici e delle scuole napoletane nel rispetto delle norme antisismiche, cosa dobbiamo aspettarci per questi palazzoni malandati: provvederete a metterli in sicurezza o non sarebbe meglio demolire quest’inferno e trasferirci in case più meritevoli di questa definizione?
Non chiediamo altro che venga restituita dignità alle nostre vite e che sia fatta chiarezza sul destino di questo Rione.
Invitiamo il sindaco e i suoi assessori a venirci a fare visita quanto prima, affinché possiate toccare con le vostre mani e vedere con i vostri occhi come si “vive” nel Rione De Gasperi.”