Barra, 6 novembre 2016 – È una domenica mattina grigia e umida. La pioggia viene giù a piccole dosi, mentre nel quartiere si avvicendano le consuete scene del giorno di festa.
Una domenica diversa, perché insorta nel segno di un “fatto di camorra”: l’arresto di un latitante dei Quartieri Spagnoli che aveva trovato rifugio presso l’abitazione di una donna di 58 anni in via Giambattista Vela, a due passi dal Rione Bisignano, ovvero, uno dei centri nevralgici dove si svolgono le riunioni tra i clan che mirano a conquistare lo scettro del potere criminale nell’area orientale di Napoli.
In seguito ad una segnalazione anonima, la polizia intervenne lo scorso 4 ottobre proprio per fare irruzione durante un summit di camorra nella zona di via Villa Bisignano che, però, ha prodotto il fermo solo di un paio di uomini, mentre “i pezzi grossi” riuscirono a dileguarsi.
In seguito a quell’episodio, le pattuglie hanno militarizzato il rione Bisignano per monitorare costantemente la zona con controlli mirati e decine di perquisizioni.
La camorra “locale”, frammentata in una miriade di piccoli clan che cercano di primeggiare per colmare il vuoto di potere derivante dal declino dei clan egemoni per decenni nella Periferia est, i latitanti e i camorristi finiti nel mirino dei killer del clan rivali che s’insinuano tra le crepe di quella calma apparente per scampare alle manette o alla morte: queste le due costanti che si ripetono con maggiore frequenza tra i plessi di case popolari della periferia orientale.
Sodalizi e latitanza. Arresti e agguati. Piani volti a ritornare nei quartieri di appartenenza “da re” o finalizzati a “fare rumore” tra le strade della periferia est, molto spesso mandati in fumo dai blitz delle forze dell’ordine. Com’è accaduto quest’oggi.
Una scelta acuta quella del latitante Ciro Caiafa che aveva trovato rifugio presso l’abitazione di una donna estranea alle dinamiche criminali, la classica “insospettabile”: Nunziatina.
Chi la conosce, la descrive come una donna “normale”, onesta, pulita, estranea alle dinamiche criminali.
Nunziatina non ospitava solo Caiafa, ma anche un cugino 19enne del latitante che aveva il compito di fare da tramite tra il ricercato e il clan dei Quartieri Spagnoli.
“Ho sentito certa gente che la conosce che parlava di questo fatto stamattina, – racconta un anziano che abita nei pressi dell’edificio che ha accolto il blitz delle forze dell’ordine – a loro Nunziatina aveva detto che quei due erano certi suoi parenti, ma era sempre stata molto vaga, non era una donna che parlava molto dei fatti suoi e nessuno aveva mai dato peso a questa cosa. Nessuno poteva immaginare, conoscendola, che nascondeva in casa un latitante.
Uno poi è sempre in buona fede, quanta gente incontriamo ogni giorno? Mica possiamo conoscere tutti e sapere dove abitano? Come fai a capire se quello che hai davanti è un latitante? Viviamo in un posto che si presta a questo e a molto altro e se ci vogliamo “impressionare” tutte le volte che incontriamo una brutta faccia è meglio che non scendiamo proprio di casa.
Pure perché se uno dovesse scoprire che nell’appartamento accanto si nasconde un latitante, soprattutto se è un vecchiarello come me, preferisce evitare guai. Che ne sappiamo noi se quella povera donna non è stata minacciata? E poi quando non navighi nell’oro e tieni una certa età ed è quasi impossibile trovare un lavoro, se davanti ti mettono un piatto di soldi non ti fai tanti scrupoli ad accettare, perché magari non ti sembra neanche che stai compiendo un reato, stai solo ospitando una persona che ti paga pure bene solo per mangiare e dormire a casa tua.”
Un’analisi cinica e nitida della realtà che ben racconta l’abilità più astuta della camorra: usare a proprio vantaggio la povertà e l’incapacità di difendersi delle classi sociali più disagiate.