La strada che costeggia il cimitero di via Argine a Ponticelli, in questi giorni in cui si celebra la commemorazione dei defunti, è una sovrapposizione di scene in continua evoluzione: macchine parcheggiate in seconda fila, parcheggiatori abusivi e le immancabili bancarelle che sottolineano la solennità della festa. Torrone, dolciumi, borse, foulard, borsellini, cinture, rigorosamente contraffatti, anche gli alberi di Natale rivendicano già il loro posto in prima fila. Il carretto delle “zeppole e dei panzarotti” che cosparge nell’aria un appiccicoso e pesante tanfo di frittura.
Infine, sulla soglia d’ingresso, i venditori di fiori e i lumini.
Appena varcata la soglia dell’ingresso principale del cimitero, tra i loculi collocati a destra, si nota un consistente nido di api che rende impossibile ai cari dei defunti lì sepolti di depositare fiori e stanziare in quell’area per rivolgergli un saluto o una preghiera. Un fenomeno che si ripete in altri settori del cimitero, dove gli addetti alla manutenzione non possono fare altro che sollecitare l’intervento della squadra speciale tenuta ad intervenire in questi casi. Come spiega un funzionario del cimitero, gli è stato vietato di provvedere autonomamente alla rimozione del nido, in quanto, trattandosi di una specie animale protetta, non gli resta da fare altro che stare a guardare le api che si insediano tra i loculi, in attesa dell’intervento del personale specializzato.
Un intervento sollecitato più e più volte, spiegano i dipendenti comunali in forza al cimitero di Ponticelli, ma che fin qui non ha ottenuto un riscontro pratico. Una lamentela che gli stessi dipendenti estendono a più realtà e che trova il picco massimo dell’esasperazione sul fronte luci votive.
Un discorso che esula il Comune di Napoli, ma che chiama direttamente in causa la Selav, azienda alla quale, dal 15 luglio 2016, è stata affidata la gestione del servizio di illuminazione ambientale e votiva dei cimiteri del Comune di Napoli (ad eccezione del Cimitero di Fuorigrotta).
Da tale data, la Selav Spa è subentrata in tutte le attività attualmente svolte dall’Ente Autonomo Volturno: sia nell’ambito delle aree direttamente comunali; sia nell’ambito delle Arciconfraternite gestite da Pii sodalizi Associazioni (ecc..) religiose o laiche. La concessione deriva dall’aggiudicazione della gara di appalto, che tra le tante cose prevede l’uniformità delle tariffe per tutti gli utenti e una sensibile riduzione della tariffa per la lampada votiva fissa a vantaggio di tanti cittadini. Questo, almeno, è quanto veniva dichiarato nel comunicato stampa diramato per ufficializzare il cambio al vertice sul fronte illuminazione dei cimiteri.
Ben altra, in realtà, la situazione attualmente in corso tra i loculi di via Argine a Ponticelli.
Tariffari decisamente salati, quelli proposti dai mini-abbonamenti per l’accensione delle luci votive solo durante questi giorni di festa. Luci indisponibili, proprio durante i giorni in cui l’affluenza ai cimiteri è massima. Un mix di fattori che ha scatenato l’ira dei parenti dei defunti.
Inoltre, ad avere la peggio, sono gli incolpevoli dipendenti della Selav, “le braccia” dell’azienda in loco, per giunta temporaneamente assunti solo per ovviare le esigenze correlate a questi giorni di piena affluenza.
A metterci la faccia sono loro: i ragazzi assunti dalla Selav per assicurare la funzionalità del servizio d’accensione delle luci votive durante la festività dei defunti, seppure oggettivamente impossibilitati a lavorare in condizioni ottimali.
Sprovvisti di una mappatura computerizzata del cimitero di Ponticelli che rende difficile – e in alcuni casi addirittura impossibile – individuare i loculi disponendo solo del numero identificativo o del nome del defunto: casi di omonimia o la trascrizione sulla nicchia di un nome diverso rispetto a quello indicato dai parenti, ben spiega il caos insorto in questi giorni e perché molte persone, seppure perfettamente in regola con i pagamenti, abbiano trovato i loro cari “al buio”.
Il personale della Selav operante nel cimitero di via Argine sta pagando sulla propria pelle – nel vero senso del termine – il prezzo più alto derivante da questa lacuna: in più di una circostanza, diverse donne hanno tentato anche di aggredirli, una volta appurato che i loculi dei loro congiunti erano sprovvisti di luci votive e che gli stessi non erano in grado di assicurare il tempestivo ripristino del servizio.
Un blackout generato da un’incompleta integrazione dell’azienda nell’assetto organizzativo e funzionale del cimitero di Ponticelli e che si sta riversando esclusivamente su ragazzi incolpevoli, presenti sul posto solo per racimolare qualche euro, prestandosi ad un lavoro occasionale e sui parenti dei defunti che non possono fare altro che imprecare e perfino mortificarsi. Una vecchietta piange, accanto alla tomba del marito, quasi come se si volesse scusare per averlo “lasciato al buio.”
Gli attimi di panico più concitati si sono registrati quando le mogli di due boss, senza nemmeno provare ad intavolare un confronto pacifico, hanno direttamente tentato di aggredire il personale Selav.
Una falla clamorosa ed imperdonabile da parte di un’azienda che arreca un disagio palpabile e concreto nel periodo dell’anno in cui i cimiteri sono più visitati e, per giunta, sovraespone dipendenti incolpevoli a un pericolo che in un quartiere come Ponticelli, terra “d’onore e di camorra” può essere stimato come “imperdonabile”.