Soltanto la notte scorsa, la notizia di una nave di migranti attaccata da un commando armato, al largo della Libia. Almeno 4 i morti, 15 i feriti e altri sono dispersi.
Soltanto l’ultimo dei molteplici drammatici eventi che, sempre più spesso, inondano le pagine – stampate o virtuali – del mondo dell’informazione.
Eppure non un briciolo di sensibilità sembra accendersi di fronte alle immagini raccapriccianti di destini distrutti; vite accartocciate e poi soffocate, assieme a quei corpicini esausti di cui presto spariranno le tracce.
Si chiama Fiorenza Pontini ed è docente di inglese al liceo Marco Polo di Venezia. Con un linguaggio sgrammaticato e atipico per la sua professione, la donna utilizzava la sua bacheca Facebook come un diario personale. E le pagine di questo diario, specialmente nello scorso agosto, si riempivano di insulti razzisti e xenofobi nei confronti dei migranti, che proprio in quel periodo, più che mai, combattevano la morte tra le acque del Mediterraneo. Basti ricordare gli oltre 13mila sbarchi avvenuti soltanto nell’ultima settimana del mese.
“Bruciateli vivi”, “ammazzateli tutti”. Queste due tra le espressioni più utilizzate del raccapricciante vocabolario Pontini. Il tutto accompagnato da foto di Mussolini, locandine fasciste, insulti a Matteo Renzi, alla moglie Agnese, al sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e soprattutto a Laura Boldrini.
E il caso finisce in Parlamento.
I deputati di Sinistra Italiana Giulio Marcon e Celeste Costantino hanno chiesto di aprire un’indagine, cosicchè sia disposta un’ispezione al liceo sede dell’insegnante. “Bisogna capire, mettere al riparo i più giovani dalle eventuali ricadute che una simile gretta e infame predicazione di odio e xenofobia può avere sui percorsi formativi – dicono i parlamentari di Sinistra Italiana -, agevolata, nel caso, dall’autorevolezza che di per sé, dato il ruolo, un’insegnante detiene”.
Il liceo Marco Polo ha avviato un accertamento a carico della professoressa. Una donna che, ad oggi, non scrive più “se non in presenza del suo legale”. Forse perchè è fin troppo semplice mostrarsi coraggiosi e spietati quando a proteggerci c’è l’idea che le parole restino ingarbugliate nella rete dell’Internet. Forse perchè dimentichiamo troppo spesso che realtà e mondo virtuale sono più interrelati di quanto pensiamo. E che la tastiera, più che essere uno scudo, può diventare una carneficina che ci spoglia di ogni valore per darci in pasto alla voracità della vita.