SYBILLA CUMANA: questo il titolo della ricerca fotografica a cura di Ilaria Sagaria e Francesco Soranno si ripropone di raccontare per immagini l’antico e forse più leggendario mito dei Campi Flegrei.
L’inaugurazione si terrà oggi, venerdì 21 ottobre alle ore 18 presso la sala delle carceri di Castel dell’Ovo. La Sibilla Cumana era il più famoso oracolo del mondo antico, giovane vergine che svolgeva attività mantica in uno stato di trance (furor), chi visitava la Sibilla Cumana in cerca di consigli veniva introdotto al vestibolo antistante la camera interna dell’oracolo (Antro della Sibilla), attraverso una galleria, scavata nella collina di Cuma, in cui si alternavano luci e ombre, | la visione inquietante di un’indistinta figura sacerdotale, svanente a tratti nell’oscurità, doveva risultare sconvolgente anche per il più coraggioso dei visitatori | ella trascriveva i suoi vaticini su foglie di palma le quali, alla fine della predizione, erano mischiate dai venti provenienti dalle cento aperture dell’antro, rendendo i vaticini “sibillini”.
Apollo innamorato di lei le offrì qualsiasi cosa purché ella diventasse la sua sacerdotessa, ed ella gli chiese l’immortalità, ma dimenticò di chiedere la giovinezza e, dunque, invecchiò sempre più fino al punto che il corpo divenne piccolo e consumato, come quello di una cicala, così decisero di metterla in una gabbietta nel tempio di Apollo, finché il corpo non scomparve e rimase solo la voce gli oracoli della Sibilla Cumana erano raccolti in nove libri di profezie che ella offrì in cambio di un enorme compenso a Tarquinio il Superbo, l’ultimo dei sette re di Roma al suo rifiuto, la profetessa ne bruciò tre e poi altri tre, quand’ella tornò a presentargli gli ultimi rimasti, Tarquinio si arrese e li acquistò
Virgilio, nel libro VI dell’Eneide la rappresenta nella doppia funzione di veggente e di guida di Enea nell’oltretomba e la presentazione dell’oracolo è accompagnata dal cupo ritratto dei luoghi in cui vive (Lago d’Averno), suggerendo un’immagine di paura ma allo stesso tempo di mistero in Ovidio, nel libro XIV delle Metamorfosi, la Sibilla Cumana narra ad Enea del dono ricevuto da Apollo, di tanti anni di vita quanti i granelli di sabbia che era possibile stringere nella propria mano; dimenticando tuttavia di richiedere l’eterna giovinezza, la Sibilla era destinata a un invecchiamento lunghissimo nel tempo Dante, costante evocatore dei miti virgiliani, cita la Sibilla con particolari riferimenti alla difficoltà di cogliere il filo dei suoi responsi ” Così la neve al sol si disigilla, così al vento ne le foglie levi si perdea la sentenza di Sibilla” (Dante, Paradiso XXXIII, 64-66) in un celebre passo di Petronio, la Sibilla viene ricordata e citata in epigrafe da Thomas Stearns Eliot nel suo The waste land: “perché, io stesso con i miei occhi la Sibilla a Cuma ho visto, in una bottiglia, e quando i ragazzi hanno detto: Sibilla quello che vuoi? lei mi ha risposto: voglio morire.