Ancora storie di violenza, ancora una volta si torna a parlare del fenomeno del bullismo. La vicenda in questione è avvenuta nel siracusano, a Floridia, dove un sedicenne ha deciso di vendicare l’offesa che un coetaneo aveva fatto, sul noto social network Facebook, alla propria fidanzata.
Così, in men che non si dica, si è passati da un offesa on-line, all’aggressione fisica: una frattura alla mascella e un trauma cranico, trenta giorni di prognosi per la vittima.
I due ragazzi si conoscevano solo di vista, come accade fra giovani coetanei di uno stesso paese anche quando non si è in rapporti di amicizia. Inoltre era la prima volta che il giovane leggeva un post con frasi offensive sulla bacheca della propria ragazza postato da questo conoscente, ed è stato proprio questo l’episodio scatenante che ha portato il fidanzato a malmenare pesantemente l’altro ragazzo in una piazza del paese.
L’aggressore, dopo avere preso a calci e pugni la vittima, ha tentato anche di sottrargli il ciclomotore, non riuscendoci alla fine. La vittima è stata ricoverata all’ospedale di Siracusa, avendo riportato, come già scritto, una frattura della mascella e un trauma cranico con una prognosi di 30 giorni, mentre l’aggressore è stato denunciato alla Procura dei Minori di Catania per lesioni e tentato furto aggravato.
Ma purtroppo gli episodi di bullismo non terminano qui, questa volta, anche se mediante una forma diversa, la violenza è stata messa in atto proprio nella città di Siracusa. Qui, all’interno dei bagni di un istituto scolastico sono state trovate delle terribili scritte: “Ti ammazzo”, “Ti devi ammazzare”, entrambe rivolte a una studentessa, colpevole semplicemente di avere una simpatia particolare per un ragazzo, probabilmente conteso, con un’altra coetanea.
La ragazza fortunatamente ha denunciato l’episodio ai Carabinieri, che hanno reso nota la notizia una volta visionato le scritte.
Mentre le attività di indagine sono ancora in corso, il tenente Tamara Nicolai ci tiene a sottolineare «l’importanza dei progetti educativi nelle scuole per sensibilizzare i ragazzi al confronto e al dialogo innanzitutto con le prime agenzie educative, come la famiglia e la scuola. Quello che noi spieghiamo ai ragazzi quando andiamo in questi incontri – ha raccontato Nicolai – è che farsi giustizia da sé o cercare modi di trovare soluzioni alle questioni in privato, in realtà non risolve davvero il problema ma anzi spesso lo amplifica».