Francesco Patierno presenta alla Festa di Roma ‘Naples ’44’, il documentario inspirato al best seller omonimo di Norman Lewis, che andrà in onda su Sky, nel gennaio 2017.
La Napoli assediata dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale non mostra uno scenario troppo distante da noi. Se non fosse per le immagini in bianco e nero, il Vesuvio e il lungomare sullo sfondo, questo film potrebbe essere un filmato della Aleppo di oggi. “Volevo – dice in un’intervista all’ANSA – che venisse annullata la distanza temporale tra passato e presente, quel tempo non è così lontano. Napoli ’44 è uno specchio di quello che accade oggi ad Aleppo e non solo. Tutte le guerre sono uguali”. Queste le parole dell’intervista rilasciata da Patierno all’Ansa.
Immagini d’archivio, foto, spezzoni di film e scene girate al giorno d’oggi. Questi gli ingredienti di un documentario struggente.
Fil rouge del racconto la voce narrante, in versione originale personificata da Benedict Cumberbatch, mentre per la versione italiana c’è Adriano Giannnini.
Ma perchè l’attenzione di Patierno si è soffermata proprio su questo libro?
“Tutto è nato dal racconto di mio padre, che un giorno mi ha parlato di come fosse sopravvissuto a un bombardamento solo perché si trovava sul lato giusto della strada. Mi disse che per capire come abbia vissuto la città in quel periodo dovevo assolutamente leggere Napoli 44. Cosa che ho fatto, adorandolo”, ha affermato.
Secondo il regista, infatti, sarebbe questo il miglior libro mai scritto sul capoluogo campano; quasi come un’autoanalisi che permette uno sguardo diverso su argomenti quotidiani o meno.
La colonna sonora è molto articolata, con la parte originale composta da Andrea Guerra, “che ha fatto un grande lavoro nel capire lo spirito della narrazione”, ha aggiunto Patierno. “Volevo una colonna sonora che rispecchiasse il lavoro visivo, unendo materiali editi e non, per fondere presente e passato anche musicalmente. Devo ringraziare i produttori perché ho potuto lavorare per tre mesi a un montaggio senza voce fuori campo, solo con musica e immagini, quasi psichedelica, molto utile per capire il tipo di emozione. Poi ho lavorato per altri tre mesi inserendo le parti del libro che avevamo scelto. Per me è un modo nuovo di narrare, uscendo da forme già percorse infinite volte”.